Il caos è nazionale, ma le ricadute sono locali. Anche perché lo stallo sulle concessioni balneari non riguarda solamente la normativa a livello centrale, ma soprattutto le singole situazioni che si registrano sui diversi territori. Ognuno con una sua peculiarità. Come nel caso di Ostia, il mare di Roma. Dove il problema è duplice: da una parte ci sono almeno 50 concessioni (su un totale di 66) scadute a fine 2023 e dall’altra ci sono i tantissimi ricorsi che bloccano completamente ogni possibile intervento. E così, nonostante i tentativi dell’ex sindaca Raggi di mettere ordine, il rischio è che si entri nel caos totale, già a partire dalla prossima stagione estiva.
C’è confusione sui nuovi bandi per la concessioni balneari. A Ostia la prossima stagione è già a rischio
Il primo punto è quello delle scadenze. Perché non solo la maggior parte delle concessioni è ormai terminata, ma nei prossimi anni ne scadranno altre 16. Alcune delle quali, spesso riguardanti stabilimenti storici del litorale, già nel 2024. E poi ce ne saranno altre nei prossimi anni, anche in questo caso spesso riguardanti nomi storici, spiagge di Ostia note a tutti i romani. Almeno per questi stabilimenti, però, una certezza almeno c’è: riapriranno con la prossima stagione estiva. Le incertezze, in questi casi, sono per il futuro, ma non per la stagione 2024, che invece è in bilico per più di 50 stabilimenti. La situazione è bloccata: il Comune di Roma per il momento non ha fatto sapere se e quando metterà a punto i bandi per mettere a gara le concessioni già scadute. Il Campidoglio, per ora, prende tempo e chiede di poter valutare con più attenzione e calma la situazione da un punto di vista tecnico. Pesa, ovviamente, la confusione delle norme a livello nazionale, spesso anche in contraddizione tra loro. Non a caso il Campidoglio spera anche in un chiarimento da parte del governo prima di mettere mano al dossier, soprattutto in merito alla possibilità di prorogare le concessioni per tutto il prossimo anno. Bisogna quindi capire se è possibile una proroga, ma anche quando sarà possibile prevederla. A Ostia la situazione è quanto mai in bilico, anche perché il Comune non sembra pronto ad assegnare le spiagge con i bandi e i tempi rischiano di essere molto lunghi.
Al momento è tutto bloccato. Sicuramente lo è per la mancanza di un piano strategico, ma anche per gli iter giudiziari pendenti. Quasi tutti gli stabilimenti, infatti, hanno contenziosi al Tar da risolvere. Liti giudiziarie nate per diversi motivi. I ricorsi contro il Comune, secondo le stime di Repubblica, sono circa 200 ma forse anche più. I contenziosi riguardano presunti abusi edilizi, canoni non pagati e confusione sulla scadenza delle concessioni. Poi c’è il capitolo Pua, ovvero il Piano di utilizzo degli arenili, fondamentale per la predisposizione dei bandi. Era stato preparato nel 2015, o almeno si era iniziato allora. Perché ancora oggi non è pronto, in attesa del confronto con le associazioni e del nulla osta ambientale. Ci vorranno altri mesi e il rischio è che i ritardi si riflettano anche sui bandi, portando peraltro ad altri ricorsi.
Il problema nasce comunque a livello nazionale e per questo ogni soluzione dovrà passare per le decisioni di Palazzo Chigi. Che sta pensando di seguire il modello proposto dal presidente del Veneto, Luca Zaia, riconoscendo i manufatti esistenti costruiti dai titolari negli ultimi anni. E qui nasce un nuovo problema per Ostia, perché proprio su questi pendono diversi ricorsi e il rischio è che i bandi possano riconoscerli e giustificarli prima dell’arrivo delle sentenze. Che potrebbero, invece, cambiare tutto in un secondo momento.
A Ostia ci sono almeno 50 concessioni (su un totale di 66) scadute a fine 2023 e tantissimi ricorsi che bloccano ogni possibile intervento
D’altronde proprio questo problema si era già verificato nel bando del 2020 che aveva messo a gara oltre 30 concessioni: bando portato al Tar per presunti difetti tecnici e sostanziali, poi non riscontrati. Ciò nonostante il presidente del X Municipio di Roma (su cui ricade Ostia), Mario Falconi, ritirò il bando realizzato dall’amministrazione Raggi, riportando la situazione in un caos che ha spinto l’Assemblea capitolina ad approvare il ritorno delle deleghe del litorale a livello centrale, e quindi direttamente al Campidoglio. Ma dopo questo voto, come denunciano le associazioni, è calato il silenzio. E la situazione non sembra destinata a sbloccarsi a breve.
L’affondo della Raggi e dei 5S in Campidoglio
Sulla vicenda sono intervenuti l’ex sindaca di Roma e consigliera capitolina M5S Virginia Raggi e il vicepresidente dell’Assemblea Capitolina Paolo Ferrara. “Cinquanta concessioni su sessanta sono scadute nel 2023, le altre sedici sono in scadenza e il Campidoglio cosa fa? Non solo tace e non si esprime sui nuovi bandi, ma commette l’errore – per mezzo della sua Giunta – di annullare le circa 30 procedure di gara da noi bandite, per di più dopo la fase dell’aggiudicazione. Una scelta assurda, dimostrata dal ricorso al Tar vinto da un coraggioso aggiudicatario contro l’annullamento dell’aggiudicazione che, di fatto, ha avvalorato ulteriormente la bontà della nostra procedura. E che dire dei nostro Piano di Utilizzazione degli Arenili, ostaggio dell’inerzia della Regione da oltre un anno e che l’Amministrazione Gualtieri sembra aver completamente dimenticato? Insomma: se da una parte il Campidoglio tace, dall’altra la Regione fa la finta tonta. I passi indietro e la prolungata inerzia del PD sul punto non fanno altro che acuire le responsabilità dei dem sull’oramai conclamato caos che sta investendo il comparto delle concessioni balneari. Il Partito Democratico, dunque, non accampi ulteriori scuse: si rimbocchi finalmente le maniche e proceda con i nuovi bandi prima che la situazione degeneri ulteriormente. I balneari in regola e onesti non aspettano altro”, hanno concluso Raggi e Ferrara.