Non sarà un discorso facile. Per il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il tradizionale discorso di fine anno sarà amaro. Non tanto per quel che dirà, ma soprattutto per ciò che non potrà dire. Per la prima volta il capo dello Stato si troverà a parlare agli italiani sapendo che il suo ruolo potrebbe essere ridimensionato dalla riforma costituzionale che punta a introdurre il premierato. Non ne parlerà nel discorso del 31 dicembre, probabilmente non farà alcun riferimento esplicito. Non può farlo, in fondo: la prassi vuole che il presidente della Repubblica non intervenga su ciò che fa il Parlamento. Non nel merito almeno.
Certo, da Mattarella ci si attende un richiamo alla Costituzione. Di cui è garante e che da sempre ritiene essere “la nostra bussola”. La Carta sarà sicuramente centrale nel discorso di fine anno, ma la sua riforma resterà sullo sfondo. Non ci si può aspettare più di qualche riferimento all’importanza di seguire il dettame costituzionale: Mattarella non parlerà della riforma, quasi certamente, tanto più che farlo vorrebbe dire parlare di se stesso.
D’altronde qualsiasi accenno al tema rischia di avere effetti controproducenti: da una parte il timore di offrire un sostegno o andare apertamente contro la maggioranza guidata da Giorgia Melonie dall’altra quella di schierarsi diventando anche una bandiera utilizzata dall’opposizione per fare campagna contro il premierato. Insomma, qualsiasi cosa dica, il capo dello Stato sbaglierebbe. E per questo probabilmente non dirà nulla. Un avvertimento al governo, però, potrebbe arrivare su un tema molto caro a Mattarella: il ruolo del Parlamento. Sempre più svuotato dal continuo ricorso alla fiducia da parte dell’esecutivo. E sembra probabile che il presidente della Repubblica dica qualcosa in riferimento all’ultima manovra, sulla quale è stato vietato persino ai parlamentari di maggioranza di presentare emendamenti. Difficile che questa scelta gli sia andata giù.
Il discorso di fine anno di Mattarella: cosa succede oltre confine
Mattarella, poi, si concentrerà su altri temi. Probabile un passaggio sulle guerre – in Ucraina e in Medio Oriente – e il richiamo a ogni sforzo per cercare la pace. Sforzo che chiama direttamente in causa l’Ue, considerando che la pace è “parte fondante dell’identità europea”, come ha più volte ricordato lui stesso. La sfida del futuro dell’Unione è sicuramente centrale per il capo dello Stato e nell’anno delle elezioni europee non può non ricordare l’importanza di questo appuntamento, decisivo anche per definire il futuro delle istituzioni comunitarie. Di Europa, il capo dello Stato potrebbe parlare anche in riferimento ai migranti: il 2023 si è chiuso con un netto aumento degli sbarchi e con polemiche sul controverso accordo tra Italia e Albania. Non parlerà, probabilmente, dell’intesa con Tirana, ma Mattarella potrebbe richiamare l’importanza del salvare vite in mare e di un’accoglienza che sia davvero europea.
Uno sguardo al futuro
Il capo dello Stato ha sempre un occhio puntato verso il futuro, inteso sia come giovani generazioni che come sviluppi dal punto di vista tecnologico e digitale. Solo pochi giorni fa Mattarella ha parlato dell’intelligenza artificiale, sottolineandone anche i rischi, così come quelli legati allo strapotere dei social. I giovani, poi: le future generazioni sono da sempre al centro dell’attenzione del presidente. Ancora una volta potrebbe tornare a incoraggiarle, a chiedere di fare qualcosa per lasciare loro un mondo migliore. E forse proprio in riferimento a questo tema parlerà di lavoro, tema correlato alla condizione dei giovani adulti. Tanto più di fronte a quella che emerge con chiarezza come una delle maggiori emergenza in Italia: i salari. Fermi al palo da 30 anni.