In una guerra sempre più statica e di logoramento, nella quale per Kiev sono arrivati ben pochi segnali incoraggianti in questi ultimi mesi, il Natale – che per la prima volta da oltre un secolo verrà festeggiato il 25 dicembre e non più il 7 gennaio – porterà in dote all’esercito ucraino i tanto attesi F-16.
La notizia è trapelata in queste ore ed è una sorpresa positiva per Volodymyr Zelensky ed il suo esercito, perché i velivoli potrebbero essere consegnati addirittura la prossima settimana.
Un’accelerata quasi improvvisa anche perché la spedizione iniziale era prevista per i primi mesi dell’anno prossimo ma stando alle parole del primo ministro uscente d’Olanda Mark Rutte, il suo governo sta preparando a breve l’invio di questi aerei da combattimento, che possono volare fino a 15 mila metri di altezza.
Una consegna che, per gli ucraini, potrebbe cambiare le sorti del conflitto ma ovviamente ne servirebbero ben più dei primi diciotto in arrivo dai Paesi Bassi.
Sorpresa di Natale per Zelensky
Oltre a L’Aia, anche Copenaghen ha intensamente lavorato dall’estate scorsa per addestrare i piloti ucraini e proprio i prolungati tempi di formazione hanno ritardato l’arrivo degli F-16 sul teatro di guerra. Mancherebbero ancora, per il nulla osta definitivo, alcuni permessi per esportare equipaggiamenti militari al di fuori dell’Ue ma dovrebbe essere davvero questione di giorni.
Se e come potrà modificarsi lo status quo della guerra è difficile da prevedere ma per riconquistare almeno una parte dei territori in mano ai russi serve potenziare l’aviazione e colpire il nemico più in profondità; è proprio per questo che oltre ai velivoli Zelensky continua a richiedere missili a lungo raggio ma su questo difficilmente gli alleati lo accontenteranno. Il Natale alle porte, intanto, sarà festeggiato con grande sobrietà.
E’ vero che l’Ucraina ha appena ricevuto garanzie ufficiali per l’adesione all’Unione Europea e questo rappresenta una vittoria epocale per tutto il Paese ma rispetto alle festività di dodici mesi fa l’umore a Kiev e nelle altre regioni è più nero. Un anno fa molte città erano al buio e milioni di cittadini vivevano con il riscaldamento razionato, eppure, nonostante le difficoltà si respirava più ottimismo.
Oggi invece il clima è cambiato: le tensioni fra lo stato maggiore e il governo, il netto calo dei volontari che si arruolano per il fronte, lo scetticismo americano di fronte ad un nuovo finanziamento militare, lo spauracchio Trump e soprattutto l’insuccesso della controffensiva hanno accresciuto il malumore fra la popolazione. Che crede meno nella vittoria, ha ormai accantonato il sogno di riprendersi la Crimea ed è stufa di contare morti e feriti. Trattare con Putin resta fuori discussione ma più di qualcuno, sottovoce, inizia a pensarlo.
A Natale arrivano i super caccia statunitensi F-16
Gli attacchi, intanto, non si sono fermati nemmeno in questo week-end pre-natalizio. Secondo gli ucraini i russi, nelle ultime ventiquattr’ore, hanno lanciato un missile e una cinquantina di bombardamenti aerei a tappeto. Si segnalano vittime in diverse parti del Paese. Sette droni sono invece stati abbattuti nella regione di Odessa. Il tutto mentre Mosca denuncia il ferimento di tre civili nell’oblast di Belgorod, subito dopo il confine con Kharkiv.
E’ quella l’unica zona, all’interno dei confini russi, dove l’esercito ucraino è riuscito a sfondare e dove si combatte casa per casa. Infine, la commissione elettorale “guidata” dal Cremlino ha rifiutato la candidatura di Ekaterina Duntsova. La giovane pacifista che aveva deciso di sfidare lo “zar” nelle prossime presidenziali di marzo. Ufficialmente per “errori nella presentazione dei documenti”. In pratica perché anti-Putin, contro la guerra e per una Russia libera e democratica.