Il Consiglio regionale della Campania sbaglia a formulare cifre e termini dell’ultimo maxi-contratto con Romeo per il proprio servizio di reception e il gruppo del re dei servizi immobiliari incassa la lauta differenza e tace. Per sette mesi è andata avanti così. Fino a quando la Corte dei Conti he rilevato un possibile danno erariale milionario, per un servizio che ha cifre ben diverse e molto più basse rispetto a quanto era stato effettivamente acquistato.
In sostanza è stata scambiata la voce di spesa prevista in tabella per l’attività di portierato con quella per il facchinaggio, che ha costi decisamente superiori. Col fiato sul collo dei giudici contabili, che nella loro lettera di osservazioni hanno fatto notare la svista, ai piani alti dell’isola F13 del Centro direzionale si sono visti costretti in tutta fretta a formulare una determina “riparatoria”, che sistema il contratto di affidamento e taglia quasi un milione e mezzo di euro dall’ammontare della spesa.
Dai 4 milioni e 632mila euro previsti per 48 mesi, il costo è passata a poco più di 3 milioni e duecentomila euro. Un epilogo che finisce per valere sulle tasche dei 34 lavoratori e delle rispettive famiglie, che dal primo gennaio prossimo rischiano di veder decurtate le buste paga del 40%, passando dagli attuali 7,72 euro lordi l’ora, a 4,20 euro. Stipendi di gran lunga al di sotto dei limiti fissati dalla soglia di povertà e delle quote più basse di salari minimi tra i Paesi membri dell’Unione europea, laddove sono stati almeno fissati per legge, a differenza dell’Italia.
La protesta
Non proprio un bel regalo per il Natale degli addetti al portierato del parlamentino regionale, che in questi giorni hanno effettuato un volantinaggio, approfittando di un Consiglio affollato per la sessione di bilancio. Delegazioni di lavoratori sono state ricevute e ascoltate dal presidente del Consiglio regionale Gennaro Oliviero e dal vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola. “Ci hanno rassicurato che non sarebbe cambiato nulla, ma purtroppo non sono loro a pagarci gli stipendi. Possono solo provare a intercedere con la nostra società”.
Dalla quale, a sentire le maestranze, non arrivano buone notizie. Perché i conti da qualche parte devono pur tornare. E la storia è più complessa di quanto si creda.
Grazie Consip
L’affidamento della reception è stato effettuato attraverso la convenzione Consip. Il servizio è stato acquistato a maggio scorso da Romeo direttamente dal Consiglio regionale, insieme all’intero pacchetto di “Facility management”: un insieme di prestazioni che vanno dalla manutenzione nelle varie forme, ai presidi di pulizia e di derattizzazione e disinfestazione. Oltre che di portineria.
Un ordine che ammonta a 11 milioni, a cui va tolto un milione e mezzo calcolato considerando la reception al pari di un servizio che ha oneri maggiori. Perciò gli addetti al portierato sono in presidio, e si appellano a tutte le forze politiche per sanare un errore commesso negli uffici di dirigenti con stipendi da capogiro.
Cedolini da fame
“Dal 2015 lavoriamo con queste mansioni al Consiglio regionale, con paghe che sono già da fame – fanno sapere i dipendenti del servizio di portineria – e ora rischiamo di trovarci con stipendi al di sotto di ogni livello di sostenibilità umana. Chi ha sbagliato ha rimediato firmando un pezzo di carta, mentre il gruppo per cui lavoriamo farà rientrare i conti sacrificando l’anello debole della catena: i lavoratori. E a pagare, come sempre, saranno le nostre famiglie”.
Le maestranze annunciano azioni di protesta e mobilitazioni per le prossime settimane, fino alla sospensione di un servizio che rischia di mandare in tilt gli uffici del Consiglio regionale. Una vertenza che si unisce allo stato di agitazione dei lavoratori delle pulizie e dei servizi mensa e bar degli uffici regionali, che hanno già effettuato diversi presidi e che da tempo chiedono condizioni salariali dignitose.