Per una rubrica “senza censura” non si può non scrivere della legge bavaglio che è stata appena approvata dal Parlamento e che impedisce di pubblicare sui mezzi di informazione le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla magistratura, per intero e nemmeno per estratto. Un provvedimento venduto politicamente come liberale ma che sembra fascista. La legge bavaglio è stata approvata non solo con i voti della maggioranza di destra-centro che governa il Paese, ma anche dalla pseudo opposizione rappresentata da Azione.
La casta politica motiva il provvedimento sostenendo che dei fatti che hanno condotto all’arresto di persone non si debba sapere nulla perché si tratta di indagini preliminari e non vi è nemmeno l’esercizio dell’azione penale. Insomma, per i padroni della censura le persone arrestate sarebbero danneggiate e quindi nessuno deve sapere nulla.
Si tratta di argomentazioni aberranti, costituzionalmente illegittime, autoritarie e tipiche di un regime. Non solo i cittadini non debbono sapere di fatti che conducono addirittura a togliere la libertà personale per tutti i reati, dalla mafia al terrorismo, dagli omicidi agli stupri, dalla corruzione alle rapine. Ma è pericoloso che non si sappia nulla nemmeno per chi è stato arrestato, che ricordiamolo è innocente fino a condanna definitiva e non un presunto colpevole, e che dal silenzio può trarre ulteriore pericolo e danno.
Il Paese potrebbe non sapere, ad esempio, di come una torsione autoritaria vada a criminalizzare il dissenso. Un poco alla volta si scivola verso un regime apparentemente dolce ma violento sul piano istituzionale. Si viola il diritto di cronaca che ha la copertura costituzionale nell’art. 21 e si apre la strada a silenziare le malefatte del potere quando viene coinvolto, purtroppo spesso considerato il livello di criminalità istituzionale presente nel Paese, e a silenziare gli eventuali abusi del potere anche giudiziario in modo che si possa privare della libertà persone senza che il Paese ne conosca il motivo.
Un Paese democratico ed uno stato di diritto devono creare le condizioni perché la custodia cautelare sia l’extrema ratio e non una anticipazione della pena e che i mezzi di informazione utilizzino con correttezza le notizie contenute nelle ordinanze che sono fatti ma non condanne, sono indizi gravi, precisi e concordanti che hanno portato un giudice ad accogliere la richiesta di un pm. Così come l’informazione di garanzia è solo la notizia di un’attività d’indagine in corso.