Se ne parla da decenni ma fino ad ora nessuno è riuscito a mettere fine all’emergenza abitativa, ossia la difficoltà per le famiglie di trovare un alloggio in cui vivere. Un problema grave ma soprattutto surreale perché in Italia ci sono 35,3 milioni di abitazioni, teoricamente sufficienti per soddisfare la domanda degli attuali 59 milioni di residenti visto che per l’Istat una famiglia italiana è mediamente composta da 2,3 individui, ma di queste ben 9,6 milioni di case risultano “non permanentemente occupate”. Detto in soldoni una casa su quattro, ossia il 27,2 per cento, rientra nelle categorie degli edifici disabitati, delle seconde case oppure delle residenze affittate solo per brevi periodi con un fenomeno che è letteralmente esploso con l’avvento di Airbnb.
Il sindaco di Firenze Nardella ha deciso di azzerare l’Imu sulla seconda casa ai proprietari che passano da un affitto turistico breve a un affitto lungo
Davanti a dati simili e che colpiscono indistintamente da nord a sud, il sindaco di Firenze Dario Nardella, in occasione degli auguri di Natale, ha annunciato una strategia per mettere fine a questo annoso problema: “Abbiamo deciso, così come ci eravamo impegnati a fare, di portare nell’ultima giunta comunale dell’anno la misura dell’azzeramento dell’Imu sulla seconda casa per tre anni per tutti i proprietari che nel centro passano da un affitto turistico breve ad un affitto lungo”. Del resto il primo cittadino toscano ha ben chiaro che la situazione è fuori controllo perché “il turismo rappresenta una parte fondamentale dell’economia della città (…) tuttavia c’è ovviamente il rovescio della medaglia in tutte le cose, l’impatto dell’overtourism che ha drogato il mercato immobiliare in tutte le grandi città”. Insomma la ricetta del sindaco dem è quella di incentivare i proprietari di seconde abitazioni a preferire un iaffitto lungo così da evitare l’odiata Imu, anziché puntare sugli affitti brevi che garantiscono più incassi ai proprietari ma che non li esentano dal pagamento dell’Imu.
Si tratta di una strategia innovativa ma che richiederà del tempo per essere valutata così da capire se questo può essere il modello da imitare anche alle altre grandi città oppure se risulterà inefficace. Che il tema dell’emergenza abitativa non sia da sottovalutare lo ha spiegato anche la segretaria nazionale Unione inquilini, Silvia Paoluzzi, che mercoledì ha criticato “il ministro Matteo Salvini che ha avviato un mega tavolo per un, a suo dire, visionario Piano Casa, che a detta del ministro prima del 2025 non vedrà alcuna luce. In realtà Salvini getta fumo negli occhi. Fa propaganda su un tema molto serio che vede coinvolte 40mila famiglie sfrattate con sentenza ogni anno, 983mila famiglie in povertà assoluta in affitto, 650mila famiglie nelle graduatorie per una casa popolare”.
“Oltre il fumo dei mega tavoli a noi oggi interessa parlare dei fatti, si fa per dire, del Governo, che al contrario è impegnato ad aumentare la precarietà abitativa, l’esclusione sociale, l’abbandono dei poveri” per questo Unione inquilini “chiede di utilizzare da subito i 576 milioni di euro che verserà Airbnb per mancato pagamento cedolare secca dal 2017 al 2021, per destinarli ai comuni ad alta tensione abitativa, ai comuni sedi di università e alle città ad alta turistificazione per realizzare attraverso il recupero case popolari a partire dalle 90mila oggi chiuse per assenza di manutenzioni da destinare al passaggio da casa a casa per sfrattati e da assegnare a famiglie nelle graduatorie, e per residenze pubbliche a baso costo per studenti fuori sede”.
In Italia ci sono 35,3 milioni di case ma 9,6 milioni risultano “non permanentemente occupate”
Insomma il problema c’è ed è grave. Secondo Openpolis, elaborando gli ultimi dati Istat disponibili, ossia quelli del “censimento permanente della popolazione e delle abitazioni” relativi al 2021, la situazione è letteralmente drammatica e dimostrano come il fenomeno delle abitazioni non occupate interessa l’intero Paese. In vetta alla classifica c’è Sondrio e provincia dove su un totale di 179.511 abitazioni, il 56,1 per cento risultano disabitate, seguito a ruota da Aosta con 135.564 case di cui il 56 per cento sono “non occupate”. Al terzo posto c’è L’Aquila con 274,575 residenze di cui il 53,2 per cento sono non occupate. A Bologna su un totale di 571.819 abitazioni ben il 15,5 per cento non è occupato, a Firenze su 522.372 case il 14,9 risultano disabitate, a Roma su 2.240.719 residenze il 14,8 per cento sono non occupate mentre a Milano a fronte di 1.727.347 case, il 12,4 per cento risultano disabitate.