La bocciatura della ratifica del Mes da parte del Parlamento italiano avrà, certamente, ripercussioni in Europa. A Bruxelles si parla già di un colpo alla credibilità di Roma e alla reputazione del governo Meloni.
È vero che la bocciatura della riforma non arriva di certo a sorpresa, ma forse non era attesa proprio poche ore dopo l’intesa sul Patto di stabilità. Che, va detto, l’Italia ha dovuto accettare senza ottenere quasi nulla. E così quella di Roma sul Mes sembra quasi una ripicca, che però rischia di pesare sul ruolo dell’Italia in Ue.
Le critiche da Bruxelles per la mancata ratifica del Mes
Da Bruxelles arrivano dichiarazioni che non lasciano dubbi. Il presidente dell’Eurogruppo, Pascal Donohoe, si dice “rammaricato” perché il Mes è “un elemento chiave della nostra rete di sicurezza comune nell’area dell’euro, a vantaggio di tutti i Paesi membri dell’area dell’euro”.
Come ricorda lui stesso, “l’Italia rimane l’unico Paese che blocca la finalizzazione di una riforma su cui tutti ci siamo impegnati nel 2021”. Il che non può che essere definito “deplorevole”, perché non permette di realizzare una “pietra miliare” nel percorso che porta al completamento dell’Unione bancaria. Non molto diversa la posizione del direttore generale del Meccanismo europeo di stabilità, Pierre Gramegna: “Siamo rammaricati, ne avrebbero beneficiato tutti i Paesi dell’area euro”.
Il danno di reputazione per l’Italia
A Bruxelles si dicono tutti certi che questa decisione del Parlamento comporterà un “danno reputazionale” per l’Italia. Perché, viene sottolineato da la Repubblica, nessun Paese ha mai mancato di rispettare gli accordi firmati da un governo: quelli successivi li hanno poi sempre rispettati, anche quando non li condividevano.
L’Italia viene quindi considerata inaffidabile e nessuno si fiderà più neanche del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Tutte le sue rassicurazioni difficilmente verranno prese sul serio in futuro. Tanto che ormai l’Italia viene vista in continuità non più con i big Ue ma più con l’Ungheria di Orban. E il rischio è addirittura quello di un ulteriore inasprimento delle nuove regole di Patto di stabilità, che già così sono pesanti per l’Italia.