Il ministro alla Difesa (o alla guerra?) Guido Crosetto ieri ha annunciato la firma dell’ottavo decreto aiuti militari in favore dell’Ucraina. Non potendo negare la realtà dei fatti ha però tirato il freno a mano. In un’intervista al quotidiano Il Foglio Crosetto ha assicurato che l’Italia continuerà a garantire il suo supporto ma ha precisato che “la comunità internazionale però oggi ha il dovere di pensare se sia possibile ottenere attraverso la politica ciò che non è stato finora possibile ottenere fino in fondo attraverso le armi. Bisogna partire dallo stato attuale del fronte, rendersi conto di ciò che si è riconquistato, di ciò che si è mantenuto e di ciò che la controffensiva non riesce a riconquistare – ha aggiunto -. Se si parte da questo presupposto, è chiaro che da una fase di conflitto militare sia necessario passare a una fase di negoziato politico”.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ieri ha annunciato la firma dell’ottavo decreto aiuti militari in favore dell’Ucraina
Passa qualche minuto e ad attaccare il ministro ala Difesa è il senatore del Partito democratico Filippo Sensi che confessa di stimare il ministro ma ci tiene a precisare che il senso e il messaggio della sua intervista sull’Ucraina penso siano profondamente sbagliati: “Un grande paese come l’Italia non può permetterselo. Lo dobbiamo agli ucraini che combattono per la nostra libertà, le nostre democrazie”. Di tutt’altro avviso sono i i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle commissioni Politiche Ue e Difesa di Camera e Senato che sottolineano come nel nuovo accordo europeo sul Patto di stabilità i nuovi paletti di bilancio “che imporrano dolorosi tagli alla spesa pubblica e impediranno manovre espansive e anticicliche basate su investimenti per la crescita e il welfare” mentre non vincoleranno gli investimenti per la difesa in particolare quelli per nuovi armamenti.
“Su richiesta dell’Italia, infatti, queste spese, e solo queste, saranno considerate – scrive il M5S – come fattore rilevante per giustificare scostamenti dalle regole di bilancio, il che significa che la Commissione chiuderà un occhio su sforamenti dovuti a spese eccezionali in armi, garantendo a questa voce un trattamento privilegiato rispetto alle altre spese come sanità, istruzione e pensioni”. Per i parlamentari grillini Crosetto “parla di ‘grande successo’ e ha il coraggio di dire ‘in un momento difficile come questo era giusto liberare risorse per sanità, sociale, interventi per la fiscalità e per la competitività delle aziende’. E allora, gli chiediamo, perché il governo italiano non si è battuto per escludere direttamente queste spese dal patto di stabilità, puntando invece solo su quelle in armamenti?”.
Negli Usa il tema degli aiuti a Zelensky è oggetto di un acceso dibattito pubblico. In Italia invece è calato il silenzio
Una cosa è certa. Negli Usa la questione della spesa per gli armamenti è al centro del dibattito politico mentre da noi sembra riservata al ministro della Difesa, al Copasir e a una stratta compagnia di giro. Il neo-leader della Camera, Mike Johnson, ha dichiarato in una lettera all’amministrazione Biden che i legislatori hanno bisogno di maggiori dettagli sugli obiettivi degli Stati Uniti in Ucraina e ha collegato la questione a concessioni sull’immigrazione. Lo scontro politico sull’Ucraina negli Stati Uniti è acuito dalla campagna per le elezioni presidenziali di novembre 2024, iniziata da mesi, e che ha rafforzato ulteriormente la maggioranza degli elettori e dei politici repubblicani a sostegno di un ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump.
Di armi, di cifre e di tempi se ne parla sui media e nel dibattito pubblico. Qui dalle nostre parti le spese per gli armamenti sono al riparo da qualsiasi discussione parlamentare. Anzi, se il ministro prende atto del fallimento della controffensiva ucraina e si permette di accendere il dubbio che sia giunto il tempo di trattare, viene accusato di tradimento.