Silvia Annichiarico si racconta attraverso le esperienze televisive, cinematografiche e radiofoniche che hanno costellato una lunga e brillante carriera.
Si ricorda ancora con affetto per la tua partecipazione a “Quelli della notte”. E sono passati quasi 40 anni…
“Esattamente 38. Fu allora che il chitarrista Gilberto Ziglioli e io partivamo per Roma. Arbore ci aveva convocati per far parte della New Pathetic Elastic Orchestra diretta dal maestro Gianni Mazza, con Palatresi, Gegè Telesforo, Mauro Chiari, Mauro Dolci, Antonio, Marcello, Catalano e tutta la truppa. Mi ha fatto la grande cortesia di cantare da solista quel famoso pezzettino con l’urletto de “Ma la notte no” che recita “Giorno mi tormenti così, giorno mi fai dir sempre sì, Yeah!… “. Oltre all’orchestra c’era un salotto particolare con Simona Marchini che interpretava la segretaria, Marisa Laurito che faceva la cugina e poi Pazzaglia, Bracardi il disturbatore, il frate Antonino da Scasazza Nino Frassica, Maurizio Ferrini, Andy Luotto. Voglio sottolineare che eravamo rigorosamente in diretta, tutti improvvisatori. All’ultimo momento Arbore dava l’argomento da sviscerare con la più fervida fantasia. Io ero raggiante con il fiocco in testa e dei vestiti da Moira Orfei, spensierata e soprattutto leggermente più giovane di adesso… Durante la sigla finale Arbore, essendo tutto in diretta, avvertiva il ristorante (che si chiamava Candido) di “buttare la pasta” e che noi saremmo arrivati a cena dopo lo spettacolo. Questo succedeva tutte le sere per 36 puntate!”
Due anni fa hai scritto con Gabriella Mancini il libro “Ma la notte… sì!” in cui racconti con ironia i tanti incontri con personaggi dello spettacolo.
“Grazie alla pazienza di Gabriella Mancini, giornalista che mi è stata vicino per quasi tre anni e mezzo, siamo “uscite” con questo libro che è uno spaccato dell’Italia, dal 1947 ai giorni nostri, vissuto attraverso il percorso rocambolesco della sottoscritta, che incontra personaggi dello spettacolo con riferimenti alle epoche passate e aneddoti talvolta piccanti. In un capitolo, per capirci, è raccontato l’incontro nel 1965 con i Beatles nell’albergo dove alloggiavano a Milano: l’Hotel Duomo. Sono stata, e me ne vanto, una delle prime ‘groupie’ al loro unico concerto Al Vigorelli. Eh sì, sono stata molto invidiata!”.
Nella tua attività cinematografica vari film con registi importanti. A quale sei più legata?
“Sono molto affezionata a “Il Pap’occhio” girato nel 1980 alla Reggia di Caserta: una chicca, diventata un cult, con tutta la truppa de “L’altra Domenica”, e cioè Marenco, Benigni, Isabella Rossellini, De Crescenzo, Luotto, Le Sorelle Bandiera. C’era pure Abatantuono. Sono legata anche al film “7 chili in 7 giorni” con Pozzetto, in cui interpreto la moglie di Verdone. Anche questo è un cult e viene trasmesso quasi 20 volte all’anno. L’anno scorso ho rivisto Verdone a un premio cinematografico per il restauro della pellicola. Beh, abbiamo chiacchierato con tale affetto e amicizia che sembrava ci fossimo visti il giorno prima, mentre invece erano passati ‘solo’ 36 anni”.
17 anni di Radio a RTL costituiscono una storia importante. Come hai visto cambiare il mondo della radio in questo periodo?
“Ho cominciato a fare radio nel 1980 con un programma in diretta su Radio 1. Si chiamava “Ottanta Musica” e io intrattenevo e facevo interviste a tutti i personaggi famosi di quel tempo. Fui particolarmente fortunata perché molti li conoscevo bene. Cantanti e attori del calibro di Vasco Rossi, Renato Zero, Fabio Concato, Zucchero, e tutto il parco degli attori da Verdone a Pozzetto. Sono rimasta molto legata alla radio fino a oggi, dalla Rai alle prime radio libere. Ho lavorato per 101 quando era ancora di Angelo Borra e ho fatto tutte le sigle col maestro Augusto Martelli, c’era anche il mio amico Jerry Bruno e abbiamo fatto molte dirette insieme. Poi sono passata a Radio 24, Radio Monte Carlo, Rai Radio1, Rai Radio2. Ho terminato due mesi fa di lavorare dopo 17 anni a RTL 102.5, facevo le notti dalle 3 alle 6 e, chiaramente, la trasmissione si chiamava “Ma la notte no”. E a questo punto voglio fare una piccola polemica: la vera radio – a mio avviso – non deve avere telecamere, bisogna sempre immaginare solo dalla voce il viso di una persona che trasmette. Oggigiorno è tutto in radiovisione e quella grande magia è scomparsa!”.