Aumentano le diseguaglianze e si riduce notevolmente il potere d’acquisto degli italiani. A evidenziarlo è l’indagine condotta dal Centro studi di Confcooperative che analizza le spese che attendono le famiglie per Natale, valutando l’impatto dell’inflazione.
Per il cenone di Natale, in particolare, gli italiani spenderanno 2,9 miliardi di euro. Un aumento di ben 400 milioni rispetto allo scorso anno e di 200 milioni rispetto al pre-Covid. La pessima notizia, però, è che l’impennata della spesa non dipende dai maggiori consumi (anzi), ma solo dagli aumenti dei prezzi.
Eroso il potere d’acquisto, si allarga la forbice tra ricchezza e povertà
Le tredicesime dei lavoratori dipendenti, si evidenzia nell’analisi, sono salite dell’8% nel 2023, passando da 45,7 miliardi del 2022 ai circa 50 miliardi di quest’anno. Un andamento che dipende soprattutto dal miglioramento del dato sull’occupazione e dal minor impatto della Cig. Non, quindi, da retribuzioni in crescita di fronte al caro-vita da record.
A farla da padrone, infatti, resta l’inflazione che secondo lo studio Censis-Confcooperative è costata 100 miliardi di potere d’acquisto. Il trend evidenzia che si erodono i risparmi a causa dell’inflazione e del caro-bollette, mentre continua ad allargarsi la forbice tra chi può spendere e risparmiare e chi, invece, è sempre più in condizioni di povertà.
Per Confcooperative ci troviamo di fronte a un Paese “segnato da egoismo, difficoltà economiche e polarizzazione delle diseguaglianze, dall’agio al disagio si acuiscono le differenze”. Ciò che emerge è una ancora più marcata polarizzazione delle posizioni che si somma a un “forte clima di incertezza per i morsi dell’inflazione che mina la capacità di acquisto di due italiani su quattro”. Ovvero, un italiano su due non riesce a fronteggiare l’impatto dell’inflazione.