“Se qualcosa non è impossibile, allora deve esserci un modo per farla”. Sono le prime parole pronunciate dal filantropo Nicholas Winton quando gli fu chiesto il motivo di questa sua “folle corsa contro il tempo per salvare i bambini dal nazismo”. Da domani, 21 dicembre, il film “One Life” (Una sola vita) di James Hawes sarà nelle sale cinematografiche italiane. La pellicola porta sul grande schermo la storia di un uomo, che nel 1988 dopo aver taciuto per mezzo secolo, racconta al mondo, durante la trasmissione televisiva della BBC “That’s Life”, la sconvolgente impresa umanitaria compiuta cinquant’anni prima.
Dal 21 dicembre il film “One Life” di James Hawes sarà nelle sale cinematografiche italiane
Ci sono tutti gli elementi per un successo straordinario: una vicenda realmente accaduta e che veicola un messaggio di pace e di condanna dell’odio razziale, in un’epoca dove peraltro ai confini dell’Europa migliaia di innocenti perdono la vita quotidianamente per i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente; la straordinaria interpretazione del protagonista, Antony Hopkins; l’esordio di un regista fino ad oggi televisivo con serie rinomate quali “Black Mirror” e “Penny Dreadful”. Il film è tratto dal libro “If it’s not impossibile…The Life of Sir Nicholas Winton”, scritto dalla figlia Barbara.
Il racconto si snoda attraverso numerosi flashback, un celere passaggio tra passato e presente che parte proprio da quando Winton, ormai alla soglia degli 80 anni, siede tra il pubblico del programma televisivo inglese della BBC. L’uomo improvvisamente si rende conto che, a sua insaputa, i suoi vecchi appunti sono stati divulgati. L’artefice di tutto è la moglie Greta, che scoperti i documenti storici sui salvataggi di centinaia di bambini e compresa la reticenza del marito, decide che è giunto il momento di rendere pubblico quell’atto umanitario.
Nicholas viene inizialmente colto di sorpresa, ma poi con immensa commozione comprende che molte delle persone sedute al suo fianco nello studio, sono proprio quei piccoli strappati alla morte tanti anni prima. Nel 1938 Winton, broker 29enne, si trovava a Praga quando scelse di aiutare 669 bambini ebrei, organizzando viaggi in treno dalla Cecoslovacchia verso il Regno Unito. Il Paese all’epoca era occupato dai nazisti e il rischio era molto elevato, ma questo non lo scoraggiò tanto da trovare anche degli alloggi presso famiglie britanniche.
Un uomo di 80 anni in uno studio della BBC ritrova decine di ebrei che aveva salvato dai nazisti
Nel marzo del 1939 Hitler invase il resto della nazione, e di lì a poco otto grandi gruppi di infanti riuscirono a fuggire da Praga a bordo di otto treni. La partenza di un nono gruppo era prevista per il 3 settembre, ma quel convoglio non lasciò mai la capitale cecoslovacca, in quanto due giorni prima scoppiò la Seconda Guerra Mondiale. Di quel treno e della sorte di quei 250 bambini non si seppe mai più nulla.
Il tormento interiore di Winton e il senso di colpa opprimente che lo hanno accompagnato per il resto dei suoi giorni, vengono illustrati magistralmente grazie all’interpretazione di Hopkins, che a 85 anni e dopo innumerevoli successi, riesce ancora sorprendere. È lui la chiave di volta del film. Il protagonista della famosa saga “Hannibal Lecter” non è infatti né retorico e né tantomeno melenso, ma al contrario esterna gradualmente le emozioni e i turbamenti dell’anima di un uomo, che per tutta la sua esistenza ha cercato invano il perdono. “One life” è un’intensa riflessione sul non voltarsi dall’altra parte, sul poter fare sempre di più, ma anche su una storia di antisemitismo che appare lontana e che invece, oggi è quanto mai vicina.