Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, il primo dicembre nell’aula della Camera aveva parlato di mistificazione della sua intervista sulle toghe – quella in cui, ricordiamo, aveva parlato di opposizione giudiziaria al governo Meloni – ma ieri è tornato alla carica dicendosi preoccupato per alcune tendenze emerse in magistratura. Valentina D’Orso, capogruppo M5S della Commissione Giustizia della Camera, che ne pensa?
“Se non fosse un tema tremendamente serio ci sarebbe da ridere, il ministro Crosetto ormai si muove nell’ambito del grottesco. Prima, a conclusione di un’intervista in cui parlava di tutt’altro, Crosetto si è permesso di attribuire intenti eversivi ad una parte della magistratura. Basta rileggere quelle parole per capire che nessuno ha mistificato alcunché. Subito dopo ha chiesto di essere sentito in commissione Antimafia o in seno al Copasir. Aveva informazioni delicate e riservate da riferire? Macché, lui stesso successivamente, sminuendo tutto, ha detto che si trattava solo di sue preoccupazioni e valutazioni personali su un estratto di una relazione pubblica esposta nel corso di un congresso organizzato da una corrente della magistratura. Ieri in aula alla Camera gli ho spiegato che solo lui non aveva compreso la linearità e correttezza di quanto era stato detto a Palermo nel corso del congresso di Area. La magistratura è presidio dei diritti riconosciuti e garantiti dalla nostra Costituzione e oggi anche da principi europei che sono sovraordinati rispetto a qualsiasi legge ordinaria interna o atto del Governo. La tutela dei diritti fondamentali non può essere incisa da nessun esecutivo. E la magistratura ne è presidio anche quando il maggioritarismo, ovvero la forza dei numeri, potrebbe consentire ad una maggioranza di imporre interventi legislativi che quei diritti invece comprimono”.
Ritiene che le destre siano storicamente ostaggio di un pregiudizio nei confronti dei magistrati?
“Lo dice la storia della seconda repubblica, il berlusconismo è ormai un valore di riferimento per i partiti del centrodestra. E come sempre non si limitano ad attacchi verbali: agiscono anche con azioni concrete sul piano normativo, dai piccoli ostacoli al lavoro dei magistrati sparsi qua e là tra decreti ed emendamenti, alle grandi contro riforme come la separazione delle carriere”.
Corte dei Conti, Anac, Banca d’Italia… l’elenco è lungo. Questo governo è allergico ai controlli?
“E sono passati solo meno di 14 mesi dall’insediamento del governo Meloni. L’elenco peraltro si aggiorna costantemente. Anche nella legge di Bilancio ancora da approvare c’è un intervento per sottrarre altre funzioni alla Corte dei Conti, dopo il controllo concomitante sul Pnrr sottratto per ripicca. Non è un governo solo allergico ai controlli, l’allergia fa pensare ad un atteggiamento passivo e difensivo, è un governo arrogante che non tollera il dissenso, nemmeno da poteri e autorità indipendenti che hanno il dovere di intervenire se riscontrano criticità, e si scaglia contro chi osa frapporsi lungo il cammino con cui stanno portando l’Italia verso il baratro economico, sociale e culturale”.
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha detto che la separazione delle carriere “non è un vulnus alla democrazia”. Condivide?
“Per niente. Se la preoccupazione del governo e dei partiti del centrodestra fosse veramente la garanzia di avere dei pubblici ministeri che agiscano secondo la cultura della giurisdizione e un autentico principio del garantismo, dovrebbero difendere e semmai perfezionare il sistema attuale. Quello in cui un pubblico ministero ragiona anche come un giudice. Invece il loro obiettivo, nemmeno tanto celato, è quello di addomesticare le procure, si pensi anche a come hanno congegnato il sistema delle ‘pagelle’ dei magistrati. Ed il fine ultimo è quello di portare la pubblica accusa sotto il controllo e l’indirizzo del governo. Un durissimo colpo alla democrazia, altro che”.
Questo governo intende eliminare il carcere per i giornalisti ma anche aumentare le sanzioni nei confronti dei cronisti che passerebbero da 10mila a 50mila euro. Che ne pensa?
“Eliminare il carcere per i giornalisti è un atto dovuto dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale. Le sanzioni previste dal ddl Balboni sono del tutto spropositate, anche qui il centrodestra agisce smaccatamente contro la stampa per intimidirla, in particolare per fermare in partenza il lavoro di tutti quei giornalisti che non hanno le spalle coperte da grandi gruppi editoriali. Noi abbiamo proposto diversi emendamenti per stravolgere un testo che contiene diversi punti inaccettabili”.