Le gabbie salariali proposte dalla Lega nel governo che si sta caratterizzando per essere il più anti meridionale degli ultimi tempi sono in realtà delle vere e proprie gabbie umane. La tesi economicamente lombrosiana che viene condotta dai Salvini e company è che al nord la vita è più cara e quindi le lavoratrici e i lavoratori debbono guadagnare di più: un professore di Monza deve avere in busta paga più denaro di un professore di Avellino, una poliziotta di Padova deve avere più soldi di una collega di Catanzaro, un medico o una infermiera di Asti deve prendere più di uno o una di Foggia, così come un qualsiasi lavoratore pubblico o privato di Milano più delle colleghe e dei colleghi di Napoli.
Se risulta vero che la vita è tendenzialmente, ma anche apparentemente, più cara al nord è agevole argomentare che l’unità nazionale e lo spirito di un Paese unitario, nonché il principio di uguaglianza formale e sostanziale, si evidenziano soprattutto per eguali retribuzioni per medesime prestazioni. Poi ci sono ragioni materiali, anche di natura economica, che smontano la tesi della Lega che è sempre Lega Nord di fondo, ma prende anche i voti al Sud per fare poi le politiche contro il meridione.
I servizi al sud sicuramente pesano economicamente in molti casi più che al nord per difficoltà di spostamenti e raggiungibilità degli obiettivi, spesso con utilizzo di auto e costi di benzina (che sono uguali in tutto il territorio nazionale). Un medico e un insegnante al Sud operano in contesti ambientali in cui semmai dovrebbero avere incentivi per i disagi anche economici e non essere invece retribuiti di meno. E vogliamo parlare degli appartenenti al comparto sicurezza che rischiano sul piano anche fisico di più e dovrebbero secondo Salvini guadagnare di meno?
Le difficoltà ambientali, le disuguaglianze sociali ed economiche, le discriminazioni territoriali incidono anche sul portafoglio e, quindi, semmai al sud si dovrebbero prevedere incentivi per la restanza, la ritornanza e l’arrivo anche di forza lavoro da altre regioni. Invece l’operazione è chiara: non solo si prendono i nostri giovani talenti che escono da scuole ed università e che per colpa anche di una classe dirigente politica meridionale non di rado collusa e traditrice sono costretti ad emigrare, ma anche le nostre lavoratrici e i lavoratori che si sposteranno al nord con l’illusione di stipendi più alti e una vita migliore. Bisogna sempre ribellarsi alle ingiustizie e alle politiche contro il Sud. Non passeranno.