Per il governo è un successone. In realtà i dati sono piuttosto esigui e segnano una partenza decisamente a rilento del Reddito di Inclusione. Alle 13 di ieri risultavano acquisite dal nuovo Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa, 106.604 domande di “assegno di inclusione”. Di queste, 50.026 istanze sono state presentate in autonomia dai cittadini attraverso il portale dell’Inps, mentre quelle inviate per il tramite dei Patronati risultavano essere 56.578. Lo ha reso noto il ministero del Lavoro, guidato oggi da Marina Calderone. Il numero delle domande presentate da nuclei familiari già percettori di Reddito di Cittadinanza è pari a 96.192 istanze.
Nel primo giorno della nuova misura introdotta dopo l’abolizione del Reddito di cittadinanza presentate solo 106.604 domande
Al di là dei dettagli, però, è bene ribadire il numero complessivo delle domande: 106.604. Se consideriamo gli oltre 2,5 milioni di italiani che invece percepivano il Reddito di cittadinanza, si capisce la profonda distanza. E, anche e soprattutto, come più di qualcosa probabilmente non torni nei calcoli del governo. Il punto, infatti, è – checché ne dica la ministra – c’è il serio rischio di lasciare a casa, e senza lavoro, 900 mila famiglia italiane, come sottolineato anche da Bankitalia. Dunque non proprio un’associazione sovversiva e di opposizione.
“Si stima che i requisiti anagrafici ed economici più restrittivi dell’AdI riducano la platea dei potenziali beneficiari da 2,1 a 1,2 milioni rispetto all’RdC”, è scritto, è scritto per nel report di Palazzo Koch. Dinanzi al quale, però, la ministra ha risposto picche. In maniera puntuale e dati alla mano? Niente affatto. Ha semplicemente spiegato: “Non sono affatto convinta dell’analisi fatta da Bankitalia”. Tanto che ci si attenderebbe una smentita dati alla mano. Non proprio: “Si tratta di serie numeriche di cui non è enunciata la metodologia di rilevazione“, ha continuato Calderone, che ha condiviso una sua “sensazione”.
Parole che, secondi molti analisti, sanno di giustificazione e nulla più. Anche perché i dati dicono decisamente altro. Come noto, la narrazione di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si basa sul fatto che nel nostro Paese gli occupati aumentano anche grazie all’abolizione del Reddito di cittadinanza. Tutto falso, in realtà. A far notare il dettaglio è stato il presidente di Adapt Francesco Seghezzi: “Un dato interessante – ha scritto su X – è il calo del tasso di occupazione per chi ha il titolo di studio più basso” che “cozza con l’idea che gli ex percettori di reddito di cittadinanza possano aver trovato lavoro al termine del sussidio”.
Assegno di… esclusione. Calderone lascia 900mila famiglie alla fame
Come sottolineato già dal nostro giornale alcuni giorni fa, difatti, dall’ultimo aggiornamento Istat si evince che rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso il tasso di occupazione di chi ha come titolo di studio la licenza media ha fatto registrare una diminuzione dello 0,4% per gli uomini e dello 0,1% per le donne. Come noto, nel 70,8% dei casi i percettori del Reddito “occupabili” non vanno oltre la terza media: se la tesi della destra fosse stata vera, dunque, avremmo dovuto leggere tutt’altre cifre.
Insomma, trattasi di una fake news che fa il paio con quella che alcuni meloniani vanno ripetendo dopo l’intervista a Dg dell’Inps Vincenzo Caridi. Quest’ultimo ha rilevato che il Reddito di cittadinanza è costato in tutto 34 miliardi di euro a fronte di 1.500 contratti “agevolati” sottoscritti dai beneficiari. Tali contratti sono solo quelli che gli imprenditori hanno attivato sfruttando gli sgravi contributivi previsti dalla legge istitutiva del Reddito; non stiamo parlando, quindi, del totale delle assunzioni degli stessi beneficiari. Balle, insomma. E nulla più. I numeri, argomenti testardi, dicono tutt’altro.