“Questo Natale si è presentato come comanda Iddio”. È una delle frasi più note di “Natale in casa Cupiello”. Ogni anno nella settimana che precede le festività, la tradizione vuole che si guardi la commedia scritta da Eduardo De Filippo. C’è chi programma quest’appuntamento con largo anticipo e spesso la sera del 23 dicembre ci si ritrova con amici e parenti per vederla insieme, non c’è impegno che tenga. Era il 25 dicembre del 1931 quando per la prima volta in scena al Teatro Kursaal di Napoli (odierno cinema Filangieri) lo spettacolo segnò l’avvio della compagnia del “Teatro Umoristico I De Filippo”.
Un “parto trigemino con una gravidanza di quattro anni”, come lo definì lo stesso drammaturgo e attraverso il quale si raccontava una storia che, a distanza di 92 anni è quanto mai attuale. Una famiglia, apparentemente patriarcale, è in preda al caos per svariati motivi, da quelli più futili, come la realizzazione in ritardo del presepe, a quelli più gravi, come ad esempio la figlia Ninuccia che vuole lasciare il marito per un altro uomo. Tutto ruota intorno alla figura centrale di “Concetta”, custode di verità impronunciabili, che potrebbero mettere a rischio la serenità della “sacra famiglia”.
L’edizione più rinomata dell’opera fu l’adattamento per la Rai del 1977, dove nel cast c’era anche una giovanissima Marisa Laurito che interpretava “Rita”, una delle vicine accorse al capezzale di Luca Cupiello, colpito da un malore la sera della Vigilia dopo aver scoperto la relazione extraconiugale della figlia. L’abbiamo incontrata al Teatro Trianon, che dirige dal 2020, nel cuore del centro storico di Napoli.
Direttrice, il suo esordio con Eduardo nel 1969 in “Le bugie hanno le gambe corte” e da lì un’escalation di successi. Che ricordo ha di lui?
“Eduardo era una persona straordinaria, aveva una grande disciplina e richiedeva professionalità in primis a se stesso. Pensi che faceva vedere i ruoli a tutti, bisognava essere presenti, si imparava per forza, non come purtroppo accade oggi. Era esigente e per nulla cattivo, come dicono, anzi molto disponibile con i giovani e aperto a tutto ciò che fosse moderno”.
“Natale in casa Cupiello”: che valore ha oggi quest’opera?
“È attualissima perché sottolinea la forza delle donne, è Concetta che porta avanti la casa e che cerca di tenere il marito protetto nella bambagia, il peso è tutto sulle sue spalle. Quella di Luca Cupiello è invece un’anima poetica, un uomo mai cresciuto, che non ha la forza di affrontare i problemi e infatti quando scopre che la sua famiglia è completamente sventrata non regge, esplode. In questa commedia c’è la tradizione, la poesia, ma anche la crudeltà della vita stessa. Un capolavoro come ‘Napoli milionaria’ e ‘Filumena Marturano’”.
Che rapporto aveva Eduardo con le donne?
“Le amava e le rispettava profondamente. Questo emerge da tutte le sue opere. Basti pensare a ‘Filumena Marturano’ ma anche a tante altre; sono sempre le figure femminili a comandare sotterraneamente, proprio come succedeva un tempo, hanno in mano la famiglia, gli uomini stessi e l’andamento della casa”.
A distanza di anni cosa le è rimasto del suo rigore?
“Io gli devo tutto. In camera da letto ho un libro ‘Omaggio a Eduardo’ dove c’è un suo primo piano, e mi creda, se so di aver recitato bene lo guardo dritto negli occhi altrimenti, se sento di non aver dato il massimo e anche di più, evito il suo sguardo. Eduardo è nella mia vita e quello che mi ha insegnato lo applico quotidianamente”.