È il giorno dell’informativa alla Camera del ministro Guido Crosetto in merito alle dichiarazioni in cui paventava una magistratura politicizzata. Accuse a cui ha risposto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia sostenendo che “la giustizia non è né pro né contro il governo”.
Eugenio Albamonte, magistrato, ex segretario di Area ed ex presidente Anm, chi ha ragione?
“È ovvio e perfino banale dire che non esiste alcun complotto. Lo stesso Crosetto nel tempo ha ridirezionato le sue posizioni. All’inizio parlava di notizie di riunioni lasciando intendere che fossero riservate, poi ha detto che aveva potuto esaminare atti pubblici su fonti aperte relative ai convegni dei magistrati e, in ultimo, ha affermato che era una sua personale impressione quindi non basata su elementi oggettivi. Mi sembra che la cosa sia rientrata. Del resto sul fatto che i magistrati abbiano un ruolo ben preciso, ossia quello di applicare le norme anziché agire in base alle aspettative del Governo, lo hanno sostenuto illustri giuristi come Gustavo Zagrebelsky su La Stampa e Tullio Padovani su l’Unità che hanno spiegato bene anche il senso delle parole che vengono dette durante i congressi dei magistrati, incluso quello di Area a Palermo, chiarendo che sono sempre state nel rispetto della funzione dei magistrati e della Costituzione”.
Cosa si aspetta dall’intervento del ministro in Aula?
“Mi aspetto che non venga ulteriormente attizzata la polemica perché è nell’interesse di tutti”.
Come si spiega che le destre parlano spesso di complotto delle toghe? A chi giova questo scontro istituzionale?
“A me sembra che più che uno scontro ricercato, sia l’espressione del cerchio magico intorno alla presidenza del Consiglio dove esiste un pregiudizio nei confronti dei magistrati frutto di decenni di congetture e dietrologie. Chiaramente è qualcosa che non fa bene alle istituzioni, dove bisognerebbe avere fiducia reciproca, e nemmeno al dialogo tra di esse. Pensiamo alla riforma della Giustizia per la quale il Governo dovrebbe essere disponibile al dialogo con la magistratura, gli avvocati e le università, ma che per ora sta andando avanti con i paraocchi”.
Intanto le destre e Italia Viva preparano un blitz per rendere segreti le ordinanze di arresto in nome del garantismo. Come giudica questo ennesimo bavaglio all’informazione?
“Innanzitutto il senso di questa norma non sarebbe conforme a quanto previsto dall’Unione europea a proposito della presunzione d’innocenza. Questo perché l’Europa non presuppone che venga meno il diritto dei cittadini ad essere informati sui fatti di Giustizia ma presuppone soltanto che quell’informazione non sia strumentalizzata e sia rispettosa della presunzione d’innocenza. In questo modo, invece, si vuole fare di più e peggio perché si vuole impedire che i cittadini sappiano alcunché su quello che sta succedendo. Ovviamente questo non corrisponde né alle indicazioni dell’Ue, né ai principi costituzionali in materia di informazione e di giustizia perché in realtà un’informazione diffusa su quello che avviene nei tribunali, soprattutto nella delicatissima fase della limitazione delle libertà personali attraverso le misure cautelari, presuppone che proprio attraverso la stampa ci possa essere una vigilanza diffusa dell’opinione pubblica su quanto fa la magistratura. In definitiva è qualcosa che altera i rapporti tra informazione, politica, magistratura e opinione pubblica, il cui unico fine è quello di lasciare l’imputato come unica voce delle vicende giudiziarie”.
Questo governo intende eliminare il carcere per i giornalisti ma anche aumentare le sanzioni nei confronti dei giornalisti che passerebbero da 10mila a 50mila euro. Che ne pensa?
“Mi sono occupato per anni di querele di diffamazione nei confronti della stampa e devo dire che alla fine queste hanno le gambe corte, soprattutto quando il giornalismo è informato e si muove su fonti sicure. Di solito vengono colpite soltanto quelle diffamazioni che sono apertamente strumentali e del tutto destituite di ogni fondamento. Per questo la presentazione della querela ha sicuramente una funzione intimidatoria nei confronti dei giornalisti, in particolare i precari o appartenenti a testate più piccole, che temendo ripercussioni potrebbero decidere di auto censurarsi. E con queste novità, questo rischio è destinato ad aumentare”.
La Camera deve votare la relazione della giunta per le Autorizzazioni che ha respinto la richiesta del Csm di poter utilizzare le intercettazioni a carico di Cosimo Ferri. Peccato che sul caso si era già espressa la Consulta dicendo che la Camera non poteva negare tale utilizzo…
“Purtroppo è nella storia di questo Paese che la giunta per le Autorizzazioni spesso ha una funzione protettiva e corporativa. Del resto sono più i casi in cui l’autorizzazione viene negata che quelli in cui viene concessa. Si tratta di un fatto grave perché preclude una corretta informazione al cittadino che poi non può esercitare la propria funzione al momento del voto, distribuendo la sua fiducia a soggetti che siano in linea con la propria sensibilità”.