A Gaza i palestinesi annunciano ogni giorno il numero dei morti e invece Israele mi pare che stenti a dare il suo bilancio. Che significa?
Mario Marani
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Gentile lettore, i morti palestinesi sono in grandissima parte civili e quindi Hamas ha interesse a dichiarare le proprie perdite perché ogni nuovo bilancio si traduce in un nuovo atto d’accusa di crimini di guerra per Israele. In effetti si tratta di un massacro che, per il breve periodo in cui è stato commesso, non ha precedenti negli ultimi 70 anni di Storia. Le cifre di Hamas sono ritenute attendibili e confermate dagli osservatori dell’Onu. Al 13 dicembre Hamas dichiarava 18.412 morti, di cui oltre 8.000 bambini. Vanno aggiunti più di 7.000 dispersi, rimasti sotto le macerie. Molto meno credibili i numeri forniti da Israele: 115 soldati morti e 1600 feriti. In genere nelle guerre il numero dei feriti è 3 volte quello dei morti, qui invece sarebbe 13 volte. Qualcosa non quadra. Il quotidiano Haarez afferma che dai registri degli ospedali risultano ricoverati almeno 4.591 militari. Se questo è vero, con la ratio di un terzo i morti sarebbero più di 1.500. Un altro giornale, Yedioth Ahronoth, ha riportato cifre ancora maggiori: in seguito si è in parte corretto, ma l’autore dell’inchiesta, Ariel Shimon, insiste che i soldati morti sono 3.850 e i feriti almeno 7.000, di cui 3.700 disabili permanenti. “Il governo mente: è una strage mai vista. Gaza è la tomba d’Israele”, dice. Comunque sia, è evidente che le cose sul campo non vanno benissimo per l’esercito ebraico e la resistenza di Hamas è molto più dura di quanto Israele voglia far credere.
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