Da un lato l’allarme del neo eletto presidente della Consulta, Augusto Barbera, per l’eccessivo ricorso ai decreti legge e ai voti di fiducia da parte del governo, dall’altro Palazzo Chigi che quasi in contemporanea – e per uno strano scherzo del destino – subito dopo si ritrova a chiedere il voto di fiducia sul decreto legge Anticipi. È successo ieri nel corso di una giornata al cardiopalma, iniziata con l’elezione del nuovo vertice alla Corte di Cassazione che, senza alcun colpo di scena, è andata liscia come l’olio confermando a pieno le indiscrezioni dei giorni precedenti che davano per fatta la nomina di Barbera.
Il neo presidente della Consulta Barbera ha lanciato l’allarme sull’eccessivo ricorso ai decreti legge e ai voti di fiducia da parte del governo
Il giudice che fino al giorno prima aveva ricoperto l’incarico di presidente vicario è un uomo delle istituzioni estremamente capace e ben voluto. Come da prassi, subito dopo aver vinto alle urne all’unanimità, ha nominato subito i suoi tre vice presidenti, Franco Modugno, Giulio Prosperetti e Giovanni Amoroso, per poi prendere la parola per raccontare quelli che saranno i suoi obiettivi per il futuro. E lo ha fatto con un intervento elegante ma a tratti duro in cui non ha lesinato critiche ai governi per il crescente abuso dei decreti legge, per la prassi dei maxi emendamenti e per il ricorso ormai esagerato al voto di fiducia con cui bypassare il Parlamento.
“La richiesta del voto di fiducia è espressione di una debolezza della maggioranza. I maxi emendamenti sono obbrobriosi perché raccolgono istanze, interessi e progettini che i parlamentari non riescono nemmeno a conoscere e su cui si chiede la fiducia. Tutto questo crea problemi e la Corte costituzionale non può che essere preoccupata da quest’alterazione. Stiamo attenti a non trasformare espressioni di debolezza dei governi in espressioni di prevaricazioni” ha spiegato Barbera che non ha mai puntato il dito verso questo governo ma ha parlato in generale.
La premier Meloni ha stabilito un non invidiabile record di ben 8 fiducie, ossia il dato più alto registrato dal 2018 a oggi
Il problema è che l’attuale esecutivo è quello che, dati alla mano, sta elevando queste pratiche – perfettamente legali – a un nuovo livello. A certificarlo è Openpolis secondo cui a novembre la premier Giorgia Meloni ha stabilito un non invidiabile record di ben 8 fiducie, ossia il dato più alto registrato dal 2018 a oggi. Sempre secondo l’analisi “il ricorso alla fiducia è andato costantemente aumentando negli ultimi mesi, tanto che il governo Meloni ha raggiunto anche il primo posto (a pari merito con l’esecutivo guidato da Mario Monti) se si considera la media dei voti di fiducia per mese”. Un dato che va ulteriormente aggiornato visto che dicembre è iniziato da nemmeno due settimane e ieri l’esecutivo Meloni ha chiesto la fiducia alla Camera sul decreto legge Anticipi che verrà votata oggi. La cosa più curiosa è che questa richiesta è arrivata proprio nel giorno in cui Barbera commentava questa prassi dilagante, evidentemente a ragione.
“Siamo ormai al record delle 4,4 fiducie al mese”
Altrettanto buffo è constatare che proprio la Meloni in passato aveva più volte tuonato contro il governo di Giuseppe Conte perché ricorreva troppo spesso ai decreti e alle fiducie, promettendo che arrivata a Palazzo Chigi avrebbe rispettato il ruolo del Parlamento. Quel che è certo è che le cose sono andate diversamente da quanto prospettato e per questo il presidente del Consiglio, ancora una volta ieri, è stato pesantemente attaccato dalle opposizioni. “Siamo ormai al record delle 4,4 fiducie al mese. Il 2024 non potrà certo proseguire con questo andazzo inaccettabile. Siamo ormai allo svuotamento del Parlamento” ha tuonato Federico Fornaro, della Presidenza del gruppo del Partito democratico alla Camera, intervenendo su di un richiamo al regolamento.
“A questo vanno aggiunte le notizie che arrivano dal Senato sull’iter della legge Bilancio. Dove difficilmente vi sarà un rispetto dei tempi previsti, peraltro per le divisioni all’interno della stessa maggioranza. Si può ipotizzare un arrivo del testo alla Camera dopo il 26 dicembre” aggiungendo che “sarebbe inaccettabile, poiché verrebbe stravolta la stessa dialettica maggioranza-opposizione. Non siete in grado di garantire una corretta discussione della Legge di bilancio. Chiediamo che venga riferito al presidente Fontana il nostro forte disagio’’ ha concluso Fornaro.