“Motivi logistici” (dovrebbe trovarsi all’estero in questi giorni) hanno impedito a Leonardo Apache La Russa, 19 anni, terzogenito del presidente del Senato, di presentarsi ieri in Procura a Milano. Al quarto piano del Palazzo di giustizia avrebbe dovuto essere interrogato dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella e dalla pm Rosaria Stagnaro nell’ambito dell’indagine che lo vede coinvolto assieme all’amico 24enne Tommaso Gilardoni per la presunta violenza sessuale su una 22enne avvenuta nella casa milanese di Ignazio La Russa la notte fra il 18 e 19 maggio 2023.
“Motivi logistici” hanno impedito a Leonardo Apache La Russa di presentarsi in Procura per il caso del presunto stupro che lo vede indagato
Il suo interrogatorio è quindi slittato a data da destinarsi. Di fronte ai magistrati si è presentato invece l’altro indagato, che dopo essere stato ascoltato per quattro ore, ha dato il suo consenso al prelievo di un campione di Dna da comparare con l’unica traccia genetica repertata sul materiale sequestrato dagli investigatori della squadra mobile di Milano. Gilardoni ha anche acconsentito all’estrapolazione di dati dal suo telefono. La strategia difensiva del giovane, originario del Comasco ma che vive a Londra, è stata quella di ribaltare la versione che la vittima aveva fornito in fase di denuncia 40 giorni dopo la presunta violenza, ammettendo di avere avuto con la ragazza un rapporto sessuale, ma che questo era stato consenziente.
Tommaso Gilardoni è assistito da due avvocati “di peso”. Si tratta di Alessio Lanzi, già componente del Csm durante la precedente legislatura (in quota Forza Italia), e difensore, tra gli altri, di Fedele Confalonieri nei procedimenti Mediaset e Mediatrade; e di Luigi Stortoni, professore emerito dell’Università di Bologna, che in passato ha assistito Roberto Formigoni. Gilardoni avrebbe ricostruito quanto avvenne quella sera di maggio. All’Apophis, un club esclusivo di via Merlo 3 a Milano, era in programma la serata “Eclipse”, dove il giovane suonava.
La ragazza presunta vittima dello stupro, assistita dall’avvocato Stefano Benvenuto, aveva raccontato di aver raggiunto, la sera del 18 maggio, la stessa discoteca insieme a un’amica. Lì aveva incontrato l’ex compagno di scuola Leonardo: “Ci salutammo e da quel momento non ricordo più niente, tranne di aver bevuto due drink”, fece mettere a verbale nella denuncia. Poi il risveglio, intorno a mezzogiorno, “in assoluto stato confusionale”, nuda in un letto con a fianco il 19enne. Spaventata, la ragazza racconta di aver chiesto a La Russa jr. dove fossero e cosa fosse successo. Leonardo, secondo la giovane, avrebbe detto che “aveva avuto un rapporto” con lei “sotto effetto di sostanze stupefacenti” e anche un suo amico, a lei sconosciuto e che dormiva in un’altra stanza, un tale Nico (poi identificato in Gilardoni) aveva avuto un rapporto con lei “a sua insaputa”.
Il co-indagato davanti ai pm: “Rapporto sessuale consensuale”
Uscita dalla casa di La Russa, la giovane aveva annotato l’indirizzo e chiamato la madre, che l’aveva convinta a farsi visitare alla clinica Mangiagalli, dove le avevano riscontrato una ecchimosi al collo, una ferita alla coscia e positività alla cocaina, sostanza che aveva assunto prima di andare in discoteca. Ai primi di luglio, quando la notizia del presunto stupro era uscita, il presidente del Senato aveva diramato una nota in cui “assolveva” il figlio, che aveva suscitato molte polemiche. “Dopo averlo a lungo interrogato, ho la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante”, cominciava la dichiarazione di Ignazio La Russa.
“Di sicuro”, osservava la seconda carica dello Stato, “lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo quaranta giorni dall’avvocato estensore che, cito testualmente il giornale che ne dà notizia, occupa questo tempo “per rimettere insieme i fatti”. “Lascia oggettivamente molti dubbi”, aggiungeva, “il racconto di una ragazza che, per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio. Un episodio di cui Leonardo non era a conoscenza. Una sostanza che lo stesso Leonardo sono certo non ha mai consumato in vita sua. Inoltre, incrociata al mattino, sia pur fuggevolmente da me e da mia moglie, la ragazza appariva assolutamente tranquilla”. “Altrettanto sicura è la forte reprimenda rivolta da me a mio figlio per aver portato in casa nostra una ragazza con cui non aveva un rapporto consolidato. Non mi sento”, concludeva Ignazio La Russa – di muovergli alcun altro rimprovero”.