Alla fine l’elefante neanche il topolino ha partorito. Un disastro totale. Ci sarebbe da piangere se non fosse che l’argomento è decisamente delicato, com’è quello della tutela dell’ambiente. A conti fatti, la quarta bozza del Global Stocktake (il bilancio globale sugli impegni e le azioni da intraprendere) n ventuno pagine manca totalmente di ambizione. È così che la Cop28 rischia di essere una farsa clamorosa.
Nell’ultima bozza uscita dalla Cop28 salta l’uscita dai combustibili fossili. Mai nominati petrolio e gas. E a Roma va bene così
Tanto per dire: non ci sono mai scritte le parole petrolio e gas e non c’è l’uscita dai combustibili fossili, per i quali si invita a una riduzione sia del consumo sia della produzione. Senza che, a riguardo, si sottolinei l’urgenza di agire in questo decennio critico che è fondamentale per restare sotto la soglia di riscaldamento globale all’1,5°C. Ha deluso, dunque, le aspettative di gran parte dei rappresentanti dei Paesi participanti, dell’Onu e delle organizzazioni per la difesa dell’ambiente la bozza d’accordo diffusa a Dubai dalla presidenza della Cop28, la conferenza internazionale sui cambiamenti climatici in corso negli Emirati Arabi Uniti.
Lo stesso presidente della Conferenza, Sultan Al Jaber ha mostrato delle perplessità. “Abbiamo fatto progressi ma abbiamo ancora molto da fare – ha detto – sapete cosa resta da concordare e sapete che voglio che esprimiate la massima ambizione su tutti gli aspetti, anche in materia di combustibili fossili”. Anche per il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin: “Si può e si deve fare di più”. “Stiamo lavorando con i partner europei per migliorare la proposta della presidenza emiratina – ha dichiarato il ministro – serve uno sforzo ulteriore per un testo più ambizioso”.
Durante i lavori della Cop 28 a Dubai c’è stato anche un fuori programma quando un’attivista ha fatto irruzione nel corso di un evento per chiedere lo stop all’uso dei combustibili fossili, proprio mentre la presidenza proponeva il progetto di accordo sul clima con una riduzione della produzione e del consumo di combustibili fossili, ma senza menzionare un “phase-out”. Al di là delle parole, però, resta molto poco. C’è chi dice, infatti, che la poca ambizione della Cop28 in qualche modo torna utile anche al nostro Paese.
Non sono pochi a ritenere che proprio su questa vaghezza fa affidamento anche l’Italia. Anche a Dubai, infatti, il governo Meloni si è contraddistinto per non aver toccato palla: se già il discorso iniziale di Giorgia Meloni era stato parecchio deludente, con la premier che si era limitata a ripetere i ritornelli coniati in casa sulla “transizione non ideologica” e sul “pragmatismo” da perseguire (e cioè continuare a operare come il collasso climatico non fosse già in atto), nelle ultime due settimane l’Italia è rimasta fuori dai tavoli più importanti.
Al vertice di Dubai l’Italia non ha toccato palla limitandosi a favorire i grandi interessi industriali
Ancora una volta ciò che è emerso è la semplice volontà di difendere gli interessi delle compagnie strategiche nazionali. Un discorso che si rende ancora più evidente proprio riguardo alle questioni energetiche. Lo stesso Fratin, d’altronde, intervistato pochi giorni fa da Repubblica, alla domanda se “si aspettava che in questa Cop emiratina diventasse centrale il dibattito sull’addio ai combustibili fossili”, il ministro stesso ha spostato il focus esclusivamente sulla presidenza della Cop28, ribadendo che l’uscita dai fossili “però sarà necessariamente graduale”.
Una posizione che rischia di essere smentitata addirittura dai fatti dato che l’ultima bozza – nella speranza che col tempo venga modificata – neanche contiene alcun riferimento all’uscita dall’utilizzo dei combustibili fossili. La partita resta lunga. Ma al momento stanno vincendo gli interessi industriali sulla tutela dell’ecosistema.