Tumori in aumento in Italia: il quado che emerge, nel post pandemia, preoccupa anche se la prevenzione è nettamente calata. Inoltre, vengono fuori anche alcuni passi avanti nella ricerca.
Tumori in aumento in Italia dopo la pandemia
I tumori in Italia sono aumentati dopo la pandemia. I numeri sono emersi dal censimento che descrive gli aspetti relativi alla diagnosi e terapia delle neoplasie grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), Airtum (Associazione Italiana Registri Tumori), Fondazione Aiom, Osservatorio Nazionale Screening (Ons), Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), Passi d’Argento e della Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica (Siapec-Iap), raccolto nel volume ‘I numeri del cancro in Italia 2023’ presentato oggi al Museo dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il rapporto ‘I numeri del cancro in Italia 2023’, “stima per il 2023 un aumento a 395.000 dei nuovi casi di tumore e indica per i prossimi due decenni un incremento del numero assoluto annuo di nuove diagnosi oncologiche. È dunque necessario continuare a lavorare per rafforzare la cultura della prevenzione primaria e secondaria”, ha dichiarato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nella prefazione del libro presentato oggi all’Istituto superiore di sanità. Promuovere la prevenzione, è il messaggio del ministro della Salute, a partire “dai più giovani: dall’adozione di stili di vita salutari per ridurre i fattori di rischio individuali alla promozione degli screening, aumentandone i livelli di copertura, riducendo la disomogeneità territoriale e aprendo alla prospettiva di estenderli a Tumori attualmente non compresi nei programmi nazionali”. Oggi, prosegue Schillaci, “sappiamo con certezza che individuare il cancro nelle sue fasi iniziali vuol dire garantire un tasso di sopravvivenza maggiore e una migliore qualità della vita. È questo il messaggio che dobbiamo veicolare con forza, anche attraverso il contributo fondamentale delle associazioni. E altrettanto importante – conclude – è il ruolo della ricerca”.
I più diffusi e quali sono i numeri
In tre anni, l’incremento è stato infatti di 18.400 diagnosi: erano 376.600 nel 2020 e nel 2023 sono stimate 395.000 nuove diagnosi (208.000 negli uomini e 187.000 nelle donne). Tuttavia, allo stesso tempo, è diminuito lo screening di prevenzione, ma i passi avanti della ricerca hanno consentito di salvare 268mila vita in 13 anni.
Il tumore più frequentemente diagnosticato, nel 2023, è il carcinoma della mammella (55.900 casi), seguito dal colon-retto (50.500), polmone (44.000), prostata (41.100) e vescica (29.700). E, nei prossimi due decenni, il numero assoluto annuo di nuove diagnosi oncologiche nel nostro Paese aumenterà in media ogni anno dell’1,3% negli uomini e dello 0,6% nelle donne. Nel 2022, inoltre, si assiste a livello nazionale a un calo del 3% della copertura degli screening mammografico (43%) e colorettale (27%), che nel 2021 erano tornati ai livelli prepandemici. È drastica la diminuzione al Nord, dove l’adesione alla mammografia è passata dal 63% nel 2021 al 54% nel 2022 e quella allo screening colorettale è in discesa dal 45% al 38%.
Tuttavia, “situazioni cliniche per le quali fino a un decennio fa le opzioni terapeutiche erano molto limitate – spiega Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom – oggi prevedono una sequenza di più linee di trattamento. La caratterizzazione molecolare, in aggiunta alla classica diagnosi istologica, è necessaria in tutti i casi per i quali siano disponibili in pratica clinica terapie mirate. Non sempre, però, i progressi nella diagnosi sono implementati con la stessa tempestività in tutti i centri. Per questo dobbiamo impegnarci affinché vengano superate le differenze assistenziali che, purtroppo, ancora oggi esistono in diverse realtà del nostro Paese”.
Le terapie mirate “hanno consentito di ottenere risposte associate spesso a un controllo di malattia prolungato nel tempo – afferma Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom -. E l’altra grande rivoluzione è stata l’introduzione dei farmaci immunoterapici di nuova generazione”. Ora però “abbiamo una sfida importante alle porte: entro il 2025 in tutta la Comunità Europea gli screening dovranno essere offerti ad almeno il 90% degli aventi diritto – conclude Francesco Perrone, Presidente Aiom -. Non abbiamo molto tempo e senza un importante avanzamento del Sud non saremo in grado di raggiungere questo traguardo. E’ dunque quanto mai necessario adottare campagne permanenti di sensibilizzazione. Nella prevenzione rientrano poi anche le azioni per contrastare l’inquinamento atmosferico: l’Italia, in particolare la Pianura Padana, presenta i livelli più elevati di inquinamento da particolato in Europa”. Purtroppo, conclude Perrone, “la sensibilità politica su questi temi nel nostro Paese sembra essere ancora molto limitata”.