di Fausto Cirillo
Dopo settimane di vani tentativi di chiarimenti tra le opposte fazioni – che tali non possono ormai non essere chiamate – Silvio Berlusconi si è infine rassegnato ad andare alla conta interna sul futuro del centrodestra. E per costringere i suoi a un chiarimento definitivo (e probabilmente doloroso) ha deciso di sparigliare le carte annunciando l’anticipazione della data del consiglio nazionale del Pdl. I suoi lavori non si terranno più l’8 dicembre – in abbinata alle primarie del Partito democratico, nel tentativo di attenuare l’effetto mediatico della probabile vittoria di Matteo Renzi – ma molto prima: il 16 novembre, quindi ben prima che si possano conoscere gli esiti del voto sulla sua decadenza da senatore.
La decisione ha accontentato i cosiddetti lealisti che si riuniscono intorno a Raffaele Fitto e che in questi giorni lavorano soprattutto per un netto miglioramento della legge di Stabilità proposta in prima battuta dal controverso esecutivo delle larghe intese. A restare spiazzati sono rimasti invece i governativi, quelli che puntano le loro carte sul “diversamente berlusconiano” Angelino Alfano nonché su tutti gli altri ministri in quota Pdl. Esaurite le dichiarazioni di solidarietà (e di facciata) al leader, costoro da tempo si sono convinti della necessità di incarnare un diverso futuro del centrodestra, magari proponendosi alle prossime elezioni in tandem con i rimasugli delle truppe centriste. Conta interna il prossimo 16 novembre, quindi? Non è detto. Le parole di Fabrizio Cicchitto, che ieri non escludeva un’assenza sua e di altri a questo appuntamento decisivo, sembrano infatti preludere addirittura una scissione anticipata. A questo si aggiunga la provocazione giunta via twitter da Roberto Formigoni, che dando conto delle tante firme raccolte in calce al documento degli alfaniani ha chiosato: «Ovviamente si dovrà votare a scrutinio segreto». Apriti cielo. Sempre su twitter gli ha subito risposto Mara Carfagna: «Voto segreto documenti a Cn? Statuto non dice nulla a riguardo. Perché questo stillicidio di provocazioni?». Ancora più dura la reazione di Renata Polverini: «Formigoni si vergogni. Si doveva attivare qualche giorno fa per il voto segreto che coinvolgeva Silvio Berlusconi». Contrario anche il capogruppo alla Camera Renato Brunetta: «Di solito c’è il voto segreto quando si tratta di persone, quando ci sono scelte politiche le decisioni vanno prese a viso aperto». Formigoni ha bollato come «schiocchezze» le critiche ricevute, sostenendo che con questo voto segreto il Pdl si presenterebbe più forte all’appuntamento cruciale del 27 novembre al Senato, quello sulla decadenza del Cav. Tesi davvero bizzarra.