Stai a vedere che sulla buona riuscita del Pnrr la sicurezza mostrata in pubblico dal ministro Raffaele Fitto sia solo ad uso e consumo delle telecamere. Un dubbio legittimo visto che qualcosa nella realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, specie alla luce delle importanti rimodulazioni volute dal governo di Giorgia Meloni, sembra essersi inceppato. Che questo sia l’andazzo lo ha chiarito un mese fa la Corte dei Conti, secondo cui a quella data risultava usato solo “il 7,9 per cento dei fondi” disponibili, e ieri anche l’Ufficio parlamentare di bilancio che, sulla base delle informazioni contenute in ReGiS, al 26 novembre risultano spesi complessivamente 28,1 miliardi del Pnrr, pari a circa il 14,7% del totale delle risorse europee del Piano stanziate per l’Italia. Insomma un ritardo che ha del clamoroso e che supererebbe in negativo anche le più fosche previsioni.
Impietoso report sul Pnrr dell’Ufficio parlamentare di bilancio: “Troppi ritardi rischiano di far naufragare il Piano”
In dettaglio la relazione sul Pnrr presentata al Senato ha messo nero su bianco che “dalle informazioni a oggi disponibili emerge che le modifiche approvate dalla Commissione europea non coincidono integralmente con quelle proposte dal governo la scorsa estate: ad esempio, erano stati previsti definanziamenti per circa 16 miliardi a fronte degli attuali 8,3 e le risorse relative al capitolo RePowerEU ammontavano a circa 19 miliardi rispetto agli 11,2 attuali”. Inoltre viene segnalato un diffuso ritardo nell’avvio delle gare su tutto il territorio nazionale e in particolare nel Mezzogiorno visto che “a oggi si registrano gare per un importo complessivo di circa 45 miliardi (il 25,4% del valore dei progetti) e aggiudicazioni per circa la metà dell’importo messo a gara (22,6 miliardi, il 12,8 per cento dell’importo dei progetti).
Le Regioni del Centro e del Nord registrano quote di gare avviate rispettivamente del 30,1 e del 27,7 per cento, mentre su progetti localizzati nelle Regioni del Mezzogiorno sono state a oggi avviate gare per un importo pari al 19,3 per cento”. E non va meglio guardando alle percentuali di aggiudicazione che si attestano sulla metà degli importi messi a gara, ossia 15,2 e 14,1 rispettivamente nel Centro e nel Nord e 9,4 per cento nel Mezzogiorno. La cosa peggiore è che secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio tutti questi ritardi non possono essere addebitati al fenomeno delle gare deserte perché questo, in realtà, rimane di entità marginale.
Il ministro Fitto pensa ad un decreto per sbloccare le gare. E convoca l’ennesima cabina di regia
Che la situazione sia quanto meno preoccupante lo si capisce dal fatto che il governo e in particolare il ministro Fitto sono dovuti correre ai ripari dando il via a una verifica dello stato di attuazione del Piano e delle proposte normative finalizzate alla sua revisione che sono finite al centro della prima riunione della cabina di regia, tenuta ieri assieme ai rappresentanti dei ministeri e ai rappresentanti dei sindacati. Nel corso della riunione, a cui hanno partecipato anche il vicepremier Matteo Salvini e i ministri Orazio Schillaci e Gilberto Pichetto Fratin, Fitto ha condiviso le informazioni in merito al prossimo saldo della quarta rata e alle interlocuzioni in corso per la verifica del conseguimento dei cinquantadue obiettivi connessi alla quinta rata, propedeutica alla presentazione della richiesta di pagamento entro il 31 dicembre.
“Con la revisione del Piano è stato portato a compimento un lavoro specifico per la messa a terra di tutte le misure programmate, che ha portato alla ridefinizione di 145 obiettivi” ha spiegato il ministro durante la riunione. Ma a lasciar intendere quanto i ritardi stiano preoccupando il governo è soprattutto l’intervento normativo annunciato da Fitto durante la cabina di regia quando ha affermato: “Il governo ha idea di mettere in campo un provvedimento legislativo per attuare tutto. Quindi ascoltiamo i vostri suggerimenti da inserire nel testo di legge per dare rapida attuazione agli obiettivi previsti. Con l’intento di implementare le norme a supporto della semplificazione. L’iter proseguirà fino all’adozione finale del nuovo Pnrr nel prossimo Consiglio”.