Cerchi Matteo Renzi e non puoi non trovarlo a Firenze. L’assemblea degli iscritti al Partito democratico della città due giorni fa ha deciso, senza remore. L’assessora Sara Funaro è la candidata sindaca alle Comunali del 2024. Lo dice una mozione che comprendeva anche la rinuncia alle primarie e il sì a una coalizione di centrosinistra che col Pd vede al momento alleati a Firenze Azione, Sinistra italiana, Verdi, +Europa, Volt, Psi, Movimento di azione laburista. I voti lasciano poco spazio ai dubbi: 137 favorevoli, 24 contrari, 8 astenuti, 7 assenti.
L’assessora Sara Funaro candidata a sindaca dal Centrosinistra. Ma il governatore Giani frena e dà sponda a Italia Viva
Sara Funaro è psicologa, volontaria coi ragazzi di strada in Brasile, a Salvador de Bahia e poi in Madagascar, già specializzanda che passa le estati nelle comunità psichiatriche, assessora alla casa ogni sera in un’assemblea diversa nelle case popolari, poi assessora al sociale. La grande sconfitta nell’operazione è Cecilia Del Re, portavoce del fronte che voleva le primarie. Il Pd se non è spaccato non è il Pd. Del Re parla di un partito che “ha rinnegato un suo principio fondativo, dopo aver due anni fa dimezzato i numeri dei membri dell’assemblea ed essere arrivati al voto di ieri dopo forzature di ogni tipo. Ci stanno guardando un po’ da tutta Italia, perché la posta in gioco non è solo Firenze, ma è l’identità del Pd.
Bastava che la candidata investita si fosse messa a disposizione per scrivere una pagina democratica di partecipazione, e anche per una pagina femminista, che da questa storia esce indebolita”. Il nodo è sempre lo stesso, le primarie croce e delizia di un partito che quando sceglie è accusato di essere decisionista e quando non sceglie risulta incolore. “Questa spaccatura racconta di due diverse visioni di partito – prosegue Del Re -: uno aperto, plurale e pronto a fare della partecipazione il valore fondante. L’altro teso a proteggere le proprie posizioni e interessi. Lontano dai cittadini, come ha detto anche Graziano Cioni, che di cittadini e consenso popolare dal basso se ne intendeva. Così non è stato, e anche ogni dialogo per la vera unità del partito è sempre stata frustrata. La spaccatura che oggi vediamo non è solo nei numeri dell’assemblea, rischia di essere ben più profonda nella comunità politica che vede nel Pd un punto di riferimento, e si sente spaesata come dai tanti messaggi che mi stanno arrivando”.
E chi si infila nelle pieghe del Pd, ancora di più a Firenze? Matteo Renzi, ovvio. Il leader di Italia Viva come al solito sa giocare solo di sponda, ancora di più nella sua città. Ieri l’ex presidente del Consiglio non ha potuto fare altro che sbottare, sua ultima spiaggia di una politica sempre per esclusione. “A Firenze il Pd rinnega le primarie – scrive su X il leader di Italia viva -. E sceglie la candidatura alleandosi con la sinistra radicale: sarà interessante leggere il programma sull’aeroporto, sullo stadio, sui servizi pubblici. Sabato racconteremo con Stefania Saccardi perché noi la pensiamo in un altro modo. Ma proprio in un altro modo. Abbiamo scelto di fare la conferenza stampa in un luogo di libertà: le Murate. Ci vediamo sabato, inizia una sfida fantastica”.
Il buonsenso direbbe di trattarlo com’è, residuale. Ma nel pomeriggio di ieri interviene il presidente dem della Regione Toscana Eugenio Giani rispondendo, a margine di un evento, a chi gli chiedeva di un’eventuale candidatura della Saccardi per Iv: “Io non affretterei le cose”, dice, “Stefania Saccardi per me è una validissima collega di giunta” e “quindi cercherei di creare ponti, non di ipotizzare soluzioni drastiche”, dice Giani. È sempre lo stesso copione: nel Pd c’è sempre qualcuno che a Renzi offre una sponda.