Domenica pomeriggio ho partecipato ad una bellissima iniziativa a Milano organizzata dalla comunità palestinese: la Palestina dimenticata. Ne abbiamo discusso in particolare con Moni Ovadia, Alessandro Di Battista e Stefania Ascari, ma soprattutto con tante ragazze e ragazzi italo-palestinesi. Una sala gremita con centinaia di persone, emozioni forti, testimonianze ricche di contenuti, dignità e passione, racconti struggenti.
Ci siamo sentiti una comunità emozionale e resistente. Ma soprattutto la partecipazione giovanile è stata potente, mi sembra il clima che precede potenziali cambiamenti importanti. Non si è sentita una parola violenta, non un discorso di odio, nessuna vendetta: ma solo una enorme sete di giustizia, di verità e di pace. Negli occhi e nelle parole di giovani donne e giovani uomini palestinesi di Milano e della Lombardia ho visto orgoglio, valori, competenze, passione, coraggio, amore e follia.
I palestinesi sono come i napoletani: indistruttibili, votati alla resistenza sino alla morte, profondamente innamorati della propria terra. La terra che da oppressione deve divenire luogo di liberazione. Quella terra che i nazifascisti occuparono a Napoli e che i napoletani liberarono con la rivolta delle quattro giornate del 1943, così come la terra che lo Stato d’Israele da decenni occupa illegalmente in Palestina, con colonizzazioni criminali, realizzando una vera e propria apartheid fino al tentativo di genocidio e distruzione di Gaza di questi settimane.
I palestinesi hanno il diritto-dovere di difendere la loro terra e rivendicare uno Stato di Palestina con al centro Gerusalemme. La deportazione in atto dei palestinesi è un crimine di guerra e contro l’umanità. Il nostro governo è complice dei crimini del governo israeliano e delle forze armate sioniste, perché le sostengono politicamente, istituzionalmente, economicamente e militarmente, mentre i popoli stanno facendo sentire con forza la voce in tutto il mondo.
La lotta per la liberazione della Palestina è per tutti i popoli oppressi del mondo e potrà essere la forza per consolidare le battaglie contro ogni forma di violenza e di barbarie: dalla lotta contro ogni guerra, a quella contro le mafie, contro sessismi e razzismi. Le violenze hanno sempre una matrice comune che è quella del dominio del più forte sui più deboli, ma devono essere i deboli e gli oppressi che uniti possono sovvertire il corso della storia. Solo i popoli che resistono, che lottano e che avanzano possono costruire un mondo migliore.