“Te piace ‘o presepio?” Chi non ricorda il quesito che Eduardo De Filippo, nella sua “Natale in casa Cupiello” poneva insistentemente al figlio Tommasino, ricevendo solo bruschi dinieghi? Ha fatto sorridere e riflettere intere generazioni, in teatro, in tv e oggi continua con meme e reel sui social network, riproposti regolarmente ogni anno. E se l’albero è l’elemento essenziale per il Natale targato Nord Europa e United States, la tradizione italiana e, in particolare quella napoletana, vuole che sia il presepe il simbolo esclusivo delle festività.
Quali sono le origini del Presepe? E perché non può mancare in molte case a partire già da questi giorni? Ecco la sua storia
Quali sono però le sue origini? E perché non può mancare in molte case a partire già da questi giorni? Per scoprirlo bisogna risalire all’epoca dei primi cristiani, che dipingevano la nascita del bambino Gesù nelle catacombe. Il termine deriva dal latino “praesepium” o “praesepe”, e significa “mangiatoia”, indicando la stalla nella quale, com’è raccontato nei Vangeli di Luca e Matteo, nacque il figlio di Cristo all’epoca di Erode. Negli altri testi apocrifi si cita invece una grotta, nel cui interno si rifugiarono un bue e un asinello, che con il loro corpo riscaldarono il neonato.
Il primo fu ideato nel 1223 da San Francesco a Greccio
Il primo presepe vivente risale al 1223 a Greccio, in provincia di Rieti, dove fu ideato da San Francesco con l’aiuto di pastori, contadini e frati del posto. Fu così rievocata la Natività in una piccola caverna. Una rappresentazione che fu successivamente ripresa da Giotto nell’affresco che si trova nella Basilica Superiore di Assisi. Il primo esemplare inanimato fu commissionato invece nel 1288 da papa Niccolò IV allo scultore Arnolfo di Cambio, proprio per commemorare l’opera di Greccio. Inizialmente i presepi venivano creati con il legno e la terracotta ed esposti all’esterno delle chiese.
Poi, nel tempo, furono impiegati materiali differenti, quali cera e porcellana. È dalla metà del 1400 il ruolo del presepe come ornamento nelle abitazioni. L’anno che però segnò un netto passo avanti fu il 1700, in particolare durante il regno di Carlo III di Borbone, Re di Napoli e di Sicilia, che ne era appassionato. Alcuni artisti si dilettarono a inserire nelle loro composizioni anche personaggi e scene di vita quotidiana, al fine di renderlo sempre più realistico. Una tradizione che prosegue tutt’oggi, molto sentita e che ha reso celebre nel mondo San Gregorio Armeno, nota anche come “la strada dei presepi” e dove quotidianamente artigiani di tutte le età producono, oltre alla classica Natività, anche statuette folkloristiche e che ritraggono esponenti politici, calcistici e dello spettacolo. E se il presepe più grande del mondo si trova a Manarola, in Liguria, realizzato per la prima volta nel 1976 e arricchito ogni anno di figure, la Campania detiene comunque il primato per l’originalità.
Dai disegni dei primi cristiani a Giotto fino alle botteghe di San Gregorio Armeno
Basti pensare alla magnificenza dell’opera di Cuciniello o a quella reale collocata nella Reggia di Caserta. Nel centro storico di Napoli ad esempio, all’interno di uno studio medico a Forcella, è situata un’enorme creazione che si tramanda da generazioni. Occupa un’intera stanza e ripropone con minuziosità tutti i luoghi simbolo della città. Si tratta di una struttura di 16 metri quadri, iniziata nel 1982 da Giovanni Scala e proseguita nel 2004 dal nipote Ciro che, ogni anno, la valorizza con dettagli inediti. Fatta tutta a mano, contiene i 72 elementi tipici del presepe: dal pastore Benino al pescatore e alla lavandaia, e si può visitare gratuitamente previo appuntamento. Un’arte tutta italiana che lega indissolubilmente il passato al presente, e destinata a non tramontare mai.