Tanto tuonò che piovve. Oppure piove, governo ladro. I nostri allarmi sull’imminente svendita del patrimonio pubblico di Napoli erano fondati e le menzogne politiche degli inquilini di Palazzo San Giacomo cominciano a venire a galla a suon di delibere. Il 24 novembre scorso la giunta comunale ha approvato una delibera con cui propone al Consiglio di vendere i primi immobili di pregio della città attraverso l’affidamento ad una società per azioni nazionale.
Altro che Napoli autonoma di qualche anno fa, siamo alla Napoli con il cappello in mano ed il capo chino. Sì comincia a svendere dicendo: ce lo chiede il governo con il patto per Napoli firmato da Manfredi con Draghi, garante Conte che è venuto due giorni fa a benedire l’operazione, confermata anche da Fico. Dunque, quindi, avevamo ragione quando dicevamo che il patto per Napoli è un pacco.
Finora difatti la città non ha visto alcun beneficio. Sono aumentate imposte, tasse e gabelle, accompagnate contestualmente da una triplicazione degli stipendi divenuti di lusso del sindaco e di consulenze per il cerchio magico “manfrediano”. I servizi nonostante tanti soldi ricevuti e i conti risanati che abbiamo lasciato, finanche con decine di milioni di euro in cassa, non sono migliorati, ma addirittura peggiorati. Ora si inizia a svendere la città da una parte e spalancare le porte ai poteri forti dall’altra.
Abbiamo reso la città ricca con cultura, turismo, beni comuni, politiche pubbliche, onestà amministrativa, bisognava ora governare la crescita, scongiurare effetti collaterali di una espansione così potente, valorizzare i beni pubblici, non certo cedere sovranità napoletana ai carrozzoni che gestiscono il patrimonio pubblico per fare interessi privati e profitto. Si passa dai beni comuni, ai beni svenduti. Se una giunta di destra avesse fatto tutto questo avremmo sentito la pseudo alternativa di centro-sinistra gridare al furto di Stato e all’abominio politico. Se lo fa il laboratorio Manfredi diviene “modello da esportare”.
Ma qui siamo davanti a due facce della stessa medaglia. Non la meritata medaglia al valore militare delle quattro giornate di Napoli, ma la patacca di chi in nome del risanamento della città sta consegnando il patrimonio storico di Partenope nelle mani di chi di Napoli non interessa nulla, e la vede solo come una grande torta da spartire. Chi lo sa se in Consiglio comunale sussistono ancora dignità ed opposizione, oppure il partito unico del saccheggio napoletano ha preso il sopravvento anche lì.