Che gioia riconquistare la Coppa Davis. Nel 1976, quando vincemmo in Cile con la mitica squadra di Panatta, ero un adolescente. Quanto tempo ho dovuto aspettare.
Massimo Introiti
Via email
Gentile lettore, noi che “c’eravamo” in quell’estate magica – da noi era dicembre, ma in Cile era piena estate –, abbiamo tutti attraversato il deserto della vita e oggi, nella terza gioventù, possiamo ringraziare Zeus o non so chi altro per averci regalato questa soddisfazione. Ringrazierei intanto i cinque gladiatori: Lorenzo Musetti, Lorenzo Sonego, Matteo Arnaldi, Simone Bolelli e naturalmente Jannik Sinner. Quest’ultimo, senza nulla togliere agli altri, ha reso possibile l’opera gigantesca con prestazioni mirabolanti: ha giocato cinque partite, tre singolari e due doppi, in quattro giorni, vincendole tutte. E nell’escalation di Sinner c’è stato l’ormai mitico duello con Djocovic, probabilmente il più grande giocatore nella storia del tennis. Prima della Davis, Sinner lo ha battuto, poi ha perso agli APT di Torino, poi in semifinale di Davis Italia-Serbia lo ha battuto di nuovo nel singolo e ancora nel doppio, guadagnando la sfida ultima degli azzurri contro l’Australia che appunto ci ha procurato la Coppa. Sinner ha catapultato l’Italia nell’élite mondiale del tennis. Chi l’avrebbe mai detto, dopo 47 anni di traversata del deserto. Tutto questo mi ricorda l’ascesa del tedesco Boris Becker, che conquistò Wimbledon all’età di 17 anni e 226 giorni. Era il 1985 e la Germania impazzì. La Bild Zeitung fece un titolo cubitale: “Wir haben die atomische Bombe”, abbiamo la bomba atomica. Per fortuna era solo allegorica.
Inviate le vostre lettere a: La Notizia – 00195 Roma, via Costantino Morin 34 redazione@lanotiziagiornale.it