Undici arresti a Roma per 68 truffe agli anziani. Al termine di un’indagine coordinata dalla Procura di Roma, la Polizia di Stato e la Polizia Locale di Roma Capitale hanno eseguito, questa mattina, un’ordinanza cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di 11 persone.
Fermata dalla Polizia una banda organizzata che ha messo a segno 68 tra furti, truffe e raggiri nei confronti di anziani nella zona Sud di Roma
#truffeanziani
Poliziotti questura di Roma con Polizia locale di @Roma arrestano 11 persone responsabili di almeno 68 delitti ai danni di persone anziane. Accusati anche di furto aggravato, porto illegale di armi, sostituzione di persona.
#essercisempre #27novembre pic.twitter.com/cxKbWP4xuT— Polizia di Stato (@poliziadistato) November 27, 2023
“Sono accusate – fa sapere una nota della Polizia -, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati di estorsione, truffa aggravata ai danni di persone anziane, furto aggravato, utilizzo fraudolento di carte di credito, sostituzione di persona, nonché di porto illegale di più armi da fuoco. Accertati 68 episodi delittuosi”.
Si tratta di una vera e propria banda organizzata, composta da tutti campani e specializzata in furti, truffe e raggiri agli anziani. L’organizzazione operava soprattutto nella zona Sud della Capitale e gli inquirenti sospettano che dietro le azioni ci fosse la Camorra. “Le indagini – spiega la Polizia -, scaturite da una serie di denunce di truffe consumate nella Capitale nel dicembre 2021 fino al settembre 2022, perpetrate sempre con lo stesso stratagemma di presentarsi falsamente alla anziana vittima come avvocato o appartenente all’Arma dei Carabinieri, prospettando un imminente pericolo o grave danno per un familiare, laddove la vittima non avesse versato le utilità economiche richieste necessarie per evitare l’arresto, hanno permesso di ricostruire numerosi episodi delittuosi posti in essere da una strutturata associazione, operante su tutto il territorio nazionale ed in Roma, con base nel centro storico di Napoli, dove era collocato il ‘centralino’ da cui partivano le telefonate e dove confluivano i proventi dei delitti.; sul posto si recavano gli esecutori materiali delle truffe, che rimanevano però in costante contatto con i complici presenti a Napoli, da cui ricevevano ordini e direttive”.
A capo della banda c’erano due napoletani
L’organizzazione era capeggiata da due uomini appartenenti ad una famiglia abitante nella zona dei Tribunali e di Largo Donnaregina, site nel centro storico di Napoli. Il capo della banda, un 47enne campano, “elaborava i “piani” criminali, indottrinava i sodali sul modus operandi, individuava le vittime e riceveva e suddivideva tra gli associati i proventi dei reati”. L’altro, un 37enne, “procacciava i ‘citofoni’, ovvero i telefoni cellulari con intestazioni fittizie usati solo e soltanto per commettere la singola truffa e poi gettati, ma rinvenuti e successivamente analizzati dalla polizia giudiziaria”.
La Polizia ha scoperto che i “promotori ricevevano da un c.d. perlustratore/esploratore le indicazioni delle vie più appetibili, scelte tra quelle da loro ritenute più tranquille, solitamente site in zone residenziali, potenzialmente abitate da persone facoltose. Le abitazioni individuate erano preferibilmente prive di portierato o dei sistemi di video sorveglianza. I promotori della associazione criminale erano affiancati nell’organizzazione da 2 donne. Una, 53enne si occupava del reclutamento degli ‘esattori’ ed operava nella sua abitazione, sita nei ‘bassi’ di Largo Donnaregina in Napoli, dove venivano svolte alcune riunioni operative e da dove partivano molte delle telefonate alle vittime. La donna era anche la custode della maggior parte dei soldi e delle utilità dell’organizzazione criminale, provento dei delitti ed aiutava i capi del gruppo criminale nella gestione e nel reclutamento dei sodali. L’altra donna, di 57 anni, oltre ad aiutare i sopra citati anche nel custodire i soldi, aveva il compito di proteggere i sodali ed in caso di arresti/denunce di procurare i difensori da nominare”.
“Le due donne svolgevano altresì il ruolo di telefoniste con il preciso compito di contattare le vittime, fingendosi talvolta come “Carabiniere e/o Avvocato”, a cui rappresentavano falsamente il coinvolgimento in problemi di giustizia o di polizia di un familiare (generalmente figlio o nipote). Infine gli altri indagati, quali materiali “riscossori o esattori”, dopo aver ricevuto l’input da Napoli, si recavano presso le abitazioni delle vittime dove asportavano tutto il denaro o preziosi, ovvero tutti i risparmi di “una vita” dei malcapitati anziani”.
Durante le indagini sono stati sequestrati 65.000 euro in contanti e numerosi gioielli in oro, probabile provento delle truffe realizzate in questi mesi. “Gli arresti di oggi rappresentano un risultato di notevole rilevanza ed impatto sociale, frutto delle direttive del coordinamento operato dalla Procura della Repubblica di Roma, volte al contrasto di questi odiosi reati, che ha creato pool di magistrati ed investigatori specializzati di polizia giudiziaria, dedicati e specializzati al contrasto dei predetti” conclude la Questura di Roma.