Spengo la tv per non sentire di quella povera ragazza, Giulia Cecchettin, uccisa dal fidanzato. Ma come si può? Quello è un pazzo criminale.
Giusy Calcamo
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Gentile lettrice, ha detto bene, un pazzo criminale. Non ho commentato finora questo omicidio perché provo ciò che prova lei. Però vorrei fare un paio di osservazioni. Noto en passant che nella stampa di regime trasuda il sollievo di poter distogliere l’attenzione da due fallimenti, in Ucraina e a Gaza. In Ucraina è fallita la controffensiva, come chiunque col cervello a posto aveva previsto. A Gaza è fallita la nostra umanità, e la stampa non sa più come nascondere il fatto che noi Europa siamo dalla parte di chi ammazza migliaia di bambini, crimine inaudito, abissale. Vengo alla povera Giulia e al maschilismo. Viviamo in una società di radici patriarcali, ma in transizione: da un lato quella cultura permane nel fondo, dall’altro si afferma la ricerca di una reale parità dei sessi. Però nell’omicidio di Giulia forse è improprio dare tutte le colpe al machismo: qui siamo di fronte a uno squilibrio mentale. C’è una grande differenza tra uno schiaffo “maschilista” e un assassinio premeditato. Lo schiaffo può essere un atto riprovevole ma dettato da un’alterazione momentanea. L’omicidio premeditato viene da un’alterazione mentale profonda, permanente, come quella che induce un ragazzo di 22 anni ad ammazzare la fidanzata, portandosi da casa il coltello e il nastro adesivo per tapparle la bocca. Poi la rinchiude agonizzante nell’auto e va a gettare il corpo in un dirupo. Qui il concetto di maschilismo, da solo, penso non basti per spiegare tutto.
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