Fratelli d’Italia al Parlamento Ue propone di eliminare il riferimento ai salari dignitosi dal testo del Net-Zero Industry Act. Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle all’Europarlamento, cosa chiedeva Fdi e cosa è successo?
“Ieri abbiamo votato il progetto di legge Net-Zero Industry Act, si tratta di un corposo provvedimento che stabilisce l’obiettivo europeo di produrre in Europa almeno il 40% delle tecnologie a zero emissioni nette entro il 2030. Questo significa che le tecnologie necessarie per fissione e fusione nucleare, per i carburanti sostenibili per l’aviazione o per i siti per lo stoccaggio di emissioni CO2, per fare qualche esempio, dovranno essere Made in Europe. Vogliamo rafforzare così l’indipendenza energetica dell’Unione salvaguardando il futuro delle nostre imprese. All’interno del provvedimento c’è un chiaro riferimento sociale allorché si cita che l’industria di questo settore deve garantire salari dignitosi. Ecr, il gruppo politico di Fratelli d’Italia, ha presentato un emendamento per cancellare questo riferimento, ma sono stati sconfitti alla prova del voto. Non avevo dubbi che la maggioranza degli europarlamentari si sarebbe schierata dalla parte dei lavoratori e contro il loro sfruttamento”.
L’Ecr voleva rafforzare l’industria europea a scapito di diritti e paghe dei lavoratori?
“Così sembra. Non ho davvero capito perché ci dovrebbe essere una contraddizione fra il prosperare di una industria e i salari dignitosi dei suoi lavoratori. Prima di essere eletta europarlamentare del M5S ero una consulente per aziende e posso assicurare che un imprenditore vero desidera che i propri dipendenti siano felici e ben retribuiti”.
Quello delle destre italiane è il tentativo di ammiccare alle imprese o è un vero e proprio accanimento nei confronti dei lavoratori con salari più bassi?
“Da quando è al governo la destra italiana ha avuto un vero e proprio innamoramento per le grandi multinazionali e le grandi imprese. Faccio due esempi concreti. La tassa sugli extraprofitti delle banche, annunciata in pompa magna dalla Meloni, si è trasformata in una imposta facoltativa e nessuno la verserà. Poi c’è il regolamento sugli imballaggi che voteremo oggi al Parlamento Ue. Noi siamo riusciti a ottenere importanti deroghe per i piccoli agricoltori e i piccoli esercenti che rappresentano l’ossatura del Made in Italy, mentre la destra si schiera dalla parte delle grandi catene di fast food e cerca, in complicità con alcuni esponenti Pd, di annacquare un provvedimento sacrosanto che rafforzerà il riciclo e il riuso nel settore degli imballaggi”.
Il commissario europeo al Lavoro Schmit ha detto che la contrattazione collettiva in Italia non è sufficiente e serve il salario minimo: a livello europeo state pensando a qualche iniziativa per chiedere alla Commissione di sollecitare ulteriormente l’Italia?
“A livello europeo la discussione è finita con l’approvazione della direttiva e la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue. Adesso tocca agli Stati membri recepirla negli ordinamenti nazionali. Noi pensiamo che molti a Roma e soprattutto nella maggioranza non abbiamo capito il valore e la portata reale di questa direttiva, il Commissario europeo Schmit dovrebbe andare in audizione alla Camera per far capire che i principi della direttiva vanno applicati, altrimenti l’Italia rischia una multa europea, oltre al danno di umiliare i lavoratori che vivono con salari da fame”.
Sulla manovra la Commissione parla di effetti limitati su cuneo e Irpef: è la dimostrazione che sui redditi il governo non sta facendo molto e che per gli italiani non ci saranno vantaggi reali nel 2024?
“Esatto. La Commissione europea ha svelato il bluff del governo che ha sposato l’austerity con una manovra che non prevede nulla per la crescita ma mette oltre due miliardi di nuove tasse per i cittadini già in ginocchio con il caro mutui. La manovra va riscritta”.