Oggi è la giornata mondiale del gatto nero, oltre che venerdì 17, la data dello sciopero generale e del giudizio di Moody’s sul debito pubblico italiano. Lasciamo perdere la superstizione e speriamo di uscirne al meglio, per il bene del Paese, ma prendiamo atto che non si può fare affidamento all’infinito sul nostro stellone.
Dopo un anno di governo Meloni qualcosa è cambiato nel rapporto di Roma con l’Europa, e i rischi per la nostra economia stanno diventando così grandi da non poter sfuggire prima o poi alla speculazione dei mercati. Le avvisaglie di questa rottura con le istituzioni comunitarie – unico argine nel caso di peggioramento su crescita e debito – le vediamo da tempo. La polemica con la Bce, che ha in pancia 750 miliardi di Buoni del Tesoro, non è stata mai sopita, mentre è ai minimi storici il dialogo con la Commissione Ue, dove abbiamo contro tutti su Mes e Patto di stabilità.
La presidente von der Leyen, che aveva fatto i suoi conti per farsi rieleggere, e perciò ha seguito la Meloni anche nei colpi a vuoto a Lampedusa e in Tunisia, ora che la destra ha perso in Spagna e in Polonia potrebbe non avere più bisogno dei conservatori europei. In più, per capire l’aria che tira, Bruxelles è tornata a metterci sotto procedura d’infrazione, stavolta per i balneari e l’assegno unico, mentre ballano Pnrr e approvazione della prossima manovra finanziaria. Oggi allora festeggiamo i gatti neri, ma non invochiamo la mala sorte se le cose precipitano, e prendiamocela con chi ci ha messo da Palazzo Chigi in questa situazione.