L'Editoriale

Quando lo sciopero è sacrosanto

Questo sciopero è l’unica occasione per portare davvero all’attenzione di tutti la scellerata legge di bilancio in costruzione.

Quando lo sciopero è sacrosanto

Diciamo la verità: solo sentir parlare di sciopero ci fa girare le budella, e il pensiero che per qualche ora i servizi pubblici vadano peggio del solito sa di beffa, perché le cose poi non cambiano e gli unici a pagare sono i cittadini e i lavoratori che ci rimettono pure un po’ dello stipendio. Così Salvini corre in discesa, inseguito dalla Meloni che ieri si è affrettata a far sapere di aver condiviso la precettazione decisa dal vicepremier per chi aderirà alla protesta di domani.

Ci sono all’orizzonte le elezioni europee e chi cavalca di più il malcontento per i “capricci” dei sindacati fa bella figura, questa volta anche tra gli elettori non di destra, dato che gli scioperi stanno sul naso a tutti. E pazienza se si infrange un diritto fondamentale, silenziando la generale indignazione per i tagli della prossima manovra economica, che al netto dell’inflazione e dei mutui alle stelle non prevede niente di buono per chi campa di stipendio.

Questo sciopero, infatti, è l’unica occasione per portare davvero all’attenzione di tutti la scellerata legge di bilancio in costruzione, sulla quale è stato aperto ogni tipo di paravento: dalla riforma costituzionale alla farsa del trasloco dei migranti in Albania. Diversivi congegnati per nascondere il tradimento delle promesse elettorali delle destre e i danni che stanno per combinare. A cui si aggiunge una sostanziale messa in discussione del diritto di manifestare, che incredibilmente pure la Cisl finge di non vedere. Pertanto gli scioperi sono un fastidio, ma in certi casi non sono solo necessari, ma pure sacrosanti.