L’odissea della sanità laziale non finisce più. Anzi, si allarga. Come se non bastassero le liste d’attesa infinite per il pubblico, ora si aggiungono anche le prenotazioni impossibili delle visite specialistiche nelle cliniche private accreditate. Quella che finora era una vera e propria ancora di salvezza per i pazienti. Prenotare un appuntamento nelle strutture sanitarie private accreditate per una visita specialistica, per un’ecografia o per altre analisi nel 2024 è diventato difficilissimo, quando non addirittura impossibile.
Non è solo un problema di arretrati da smaltire e di liste d’attese infinite nel pubblico, che costringono i cittadini a rivolgersi alle cliniche private accreditate. Il problema è più esteso e, come racconta il Messaggero, rischia di allargarsi ulteriormente nel 2024. Partiamo dal quadro della situazione: stiamo parlando delle prestazioni erogate dalle strutture sanitarie in convenzione, quelle per cui si paga solo il ticket nonostante le visite avvengano in cliniche o laboratori privati. Ora, a causa del nuovo tariffario per le prestazioni ambulatoriali che sarà in vigore da gennaio del prossimo anno, c’è addirittura il rischio che molte di queste strutture decidano di lasciare il Sistema sanitario nazionale per continuare a operare solo in regime privato. E a farne le spese, ovviamente, sarebbero i cittadini. Con il nuovo tariffario i rimborsi per le visite specialistiche vengono ridotti, in alcuni casi, fino al 30%. Un problema che riguarda anche gli ospedali privati romani come il Campus, il San Carlo di Nancy o il Casilino.
Sanità privata, il problema del nuovo tariffario
Per questa ragione l’Associazione degli ambulatori privati ha presentato ricorso al Tar contro il nuovo tariffario, spiegando che le risorse vengono “sottostimate” con conseguenti difficoltà nel programmare l’attività e le forniture per le aziende. Il budget per le strutture accreditate solitamente si esaurisce ogni anno in autunno (e già questo limite si anticipa anno dopo anno), ma dal 2024 “sarà sufficiente per ancora meno mesi”.
Con il rischio di interrompere molto presto le prestazioni in convenzione. E così il cittadino dovrà pagare le visite e, inoltre, le liste d’attese si allungheranno ulteriormente con la necessità di rivolgersi solo al pubblico. Un doppio disastro. I tagli nascono dal decreto approvato in estate dal governo con il nuovo tariffario della specialistica che prevede riduzioni di budget fino al 30% in alcuni settori. La Regione Lazio non ha le risorse per adeguare le tariffe e si aspetta che i soggetti accreditati eseguano tutte le prestazioni previste, altrimenti l’accreditamento decade. Per le strutture convenzionate il Lazio investe 3,5 miliardi l’anno, di cui quasi 500 milioni per la specialistica.
Rischio fuga dall’accreditamento
Il problema lo si vede già oggi, con le strutture private che dicono di aver finito in anticipo (manca ancora un mese e mezzo alla fine dell’anno) il budget del 2023. Il prossimo anno potrebbe andare anche peggio, con il rischio di non rientrare dei costi industriali e degli investimenti. Non a caso c’è chi, come Bios, ha inviato una lettera ai pazienti (come fa tutti gli anni) nella quale stavolta sottolinea la possibilità di considerare per il 2024 “la dolorosa scelta di uscire dal sistema sanitario regionale”.
Altra discussione è quella sulla cifra dei 22 euro per le visite specialistiche che, secondo Francesca Barbati (Usi), rende “impossibile trovare medici disposti a lavorare”. In sostanza, il rischio è che diverse strutture decidano di rinunciare all’accreditamento al Servizio sanitario per continuare a operare solamente in privato. Un danno non tanto per le aziende quanto per i cittadini che rischiano di poter effettuare controlli solo a pagamento o di dover aspettare mesi, anzi anni, per poter fare una visita nella sanità pubblica considerando le liste d’attese infinite nel Lazio.