Indipendentemente da come andrà finire il braccio di ferro tra Cgil e Uil da una parte e la Commissione di garanzia sugli scioperi barra governo dall’altra sulla mobilitazione generale del 17 novembre, è utile ripassare le motivazioni che stanno dietro alle poteste contro le politiche meloniane che stanno oramai da tempo facendo fibrillare il Paese da Nord a Sud.
Dopo un’estate sulle barricate con l’esplosione di manifestazioni contro l’abolizione del Reddito di cittadinanza, concentrate soprattutto nelle Regioni meridionali, per l’esecutivo delle destre è arrivato un autunno caldo, caldissimo. La Manovra varata in ristrettezze ha avuto il potere di scontentare tutti, dalle imprese – per l’assenza di misure per la crescita e gli investimenti – ai Comuni, dai medici che incroceranno le braccia il 5 dicembre ai sindacati.
Nel mirino i tagli alla sanità, alle pensioni, agli enti locali, alla scuola e persino al fondo per i disabili. E al di là delle grandi manifestazioni di piazza, come quella di partito organizzata dal Pd di Elly Schlein di sabato scorso, numerose sono le proteste anche a livello locale che sono la cartina di tornasole dello stato di tensione e di conflittualità sociale che le politiche delle destre hanno innescato nel Paese. Emblematico per esempio lo sciopero spontaneo di qualche giorno fa nel bergamasco, in un tradizionale feudo della Lega, contro il governo. Martedì scorso si sono fermati infatti gli operai della fabbrica Same di Treviglio per protestare contro le misure sulla previdenza contenute nella legge di Bilancio, che non solo ha disatteso la promessa di superare la Fornero ma ha persino reso più severi i criteri per andare in pensione prima.
Gli scioperi dell’autunno caldo
Cgil e Uil hanno messo in campo cinque giornate con scioperi di otto ore e manifestazioni su base territoriale e regionale. Si parte, appunto, venerdì 17 novembre, quando toccherà alle regioni del Centro. Ma nella stessa data incroceranno le braccia le lavoratrici e i lavoratori dei trasporti e del pubblico impiego su tutto il territorio nazionale. In concomitanza una manifestazione a Roma, in piazza del Popolo, con i leader di Cgil, Maurizio Landini, e di Uil, Pierpaolo Bombardieri.
Lunedì 20 novembre sarà la volta della Sicilia; venerdì 24 novembre delle regioni del Nord; poi lunedì 27 della Sardegna e infine, venerdì 1 dicembre delle regioni del Sud. In tutto 58 le piazze con manifestazioni programmate nell’arco della mobilitazione. Sotto lo slogan “Adesso basta”, Cgil e Uil chiedono di cambiare le politiche economiche e sociali del governo Meloni. “La nostra non è una protesta che finisce con la legge di Bilancio, ci sono temi che rimangono: il rinnovo dei contratti, la riforma fiscale, il mercato del lavoro e la precarietà, le pensioni. Se non ci ascoltano adesso, non è a che dicembre andiamo in ferie”, ha avvertito Landini. Su questi “tre grandi temi – lavoro, fisco e previdenza – la Manovra non dà risposte alle nostre richieste e proposte unitarie”, ha spiegato Bombardieri.
Sulle barricate
Ad ogni modo sulla mobilitazione del 17 novembre di Cgil e Uil è arrivata la bocciatura della Commissione di garanzia sugli scioperi, secondo cui lo sciopero, così come proclamato dalle confederazioni sindacali (con esclusione di numerosi settori) non può essere considerato quale sciopero generale. La Lega, il cui leader e ministro Matteo Salvini, evidentemente già al corrente delle decisioni del Garante, sta da giorni attaccando a testa bassa i due sindacati per lo sciopero, ha subito esultato.
“La Commissione di Garanzia degli scioperi mette in castigo il capriccioso Maurizio Landini: bocciata la pretesa del leader della Cgil di trascorrere un weekend lungo il prossimo 17 novembre sulla pelle di milioni di italiani”, ha detto il partito di via Bellerio in una nota. Ma Bombardieri e Landini non intendono piegarsi. “Confermiamo la proclamazione dello sciopero generale e le sue modalità di svolgimento per la giornata del 17 novembre”, affermano Cgil e Uil.
“Non condividiamo la decisione assunta dalla Commissione di garanzia. Si tratta – proseguono – di un’interpretazione che non riconoscendo la disciplina dello sciopero generale, mette in discussione nei fatti l’effettivo esercizio del diritto di sciopero sancito dalla Costituzione a tutte le lavoratrici ed i lavoratori”. Duro l’affondo di Bombardieri contro la Commissione di garanzia sugli scioperi accusata di parzialità: “Sono esperti nominati da questo governo. Spiegare alle organizzazioni sindacali che non è uno sciopero generale ma uno sciopero intersettoriale è una presa di posizione, una visione singolare. È singolare che il ministro dica una cosa e coincida esattamente con quello che dice la commissione”.