Se ne parla sempre meno perché l’attenzione di media e leader occidentali è concentrata sulla crisi mediorientale, ma la guerra in Ucraina, a distanza di ventuno mesi dal suo inizio, non è ancora finita e continua a mietere vittime. Ma con lo stallo sul campo che prosegue e gli aiuti militari di Stati Uniti e Unione europea che sono sempre più ridotti, per Volodymyr Zelensky si preannuncia un inverno glaciale di cui Vladimir Putin sembra intenzionato ad avvantaggiarsi per far volgere definitivamente in suo favore le sorti del conflitto.
La Russia può ordinare nuovi attacchi. E l’Ucraina senza il supporto dell’Occidente è disarmata
Proprio nelle ultime ore dal Cremlino è arrivata un’inattesa apertura per tornare a dialogare con l’occidente su un’exit strategy dal conflitto. Come spiegato da Dmitry Peskov, portavoce di Putin, lo zar “non esclude mai contatti, poiché ha sempre detto di essere aperto a vari colloqui, specialmente al vertice ma il presidente della Russia è sempre stato e rimane un sostenitore di una comunicazione diretta ai risultati, non di colloqui per il gusto dei colloqui”.
Queste dichiarazioni del Cremlino arrivano a stretto giro delle parole di ieri del cancelliere tedesco Olaf Scholz secondo cui è tempo di provare a riallacciare il dialogo con il presidente russo. In un’intervista con la testata Heilbronner Stimme, il leader della Germania aveva detto che “in questa situazione” di tensione internazionale causata dal conflitto mediorientale “è necessario parlare” con Putin, aggiungendo di averlo “fatto in passato” e di essere disposto “a farlo ancora in futuro”. Cancelliere tedesco che, nel corso dell’intervista, ha comunque provato a dare un colpo al cerchio e uno alla botte aggiungendo che in ogni caso per “avviare negoziati tra l’Ucraina e la Russia è necessario il ritiro delle truppe russe” dai territori occupati, per poi affermare che “evidentemente questo è un gesto che Putin non è ancora pronto a fare”.
Che Putin non abbia nessuna intenzione di ritirarsi è cosa nota
Che lo zar non abbia nessuna intenzione di ritirarsi, con una mossa che ne decreterebbe la fine politica, è cosa nota. Esattamente come appare chiaro che il supporto occidentale all’Ucraina sta perdendo slancio un po’ per colpa della fallimentare controffensiva, incapace di ricacciare i russi dal Donbass come prometteva il presidente Zelensky, e un po’ perché nessuno sembra più disposto a credere che Kiev possa uscire vincitrice da questa spaventosa guerra con Mosca.
Kiev ha lanciato un nuovo appello agli alleati a non ritardare ulteriormente l’invio di armi
A riprova di come stia cambiando la politica di supporto all’Ucraina non si possono che citare le parole di ieri del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che ha lanciato un vero e proprio appello agli alleati a non ritardare ulteriormente l’invio di armi. Lo stesso ha aggiunto che “entro dicembre è necessario prendere decisioni definitive in merito all’avvio dei negoziati per l’adesione dell’Ucraina all’Ue” e anche “di accelerare i lavori sul dodicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia”. Parole che denotano un certo nervosismo che non è passato inosservato all’Alto Rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Josep Borrell, che ai leader europei ha spiegato che “il conflitto in corso a Gaza non deve far dimenticare l’altra guerra in corso in Europa”, ossia quella ucraina.
“Non dimentichiamo l’Ucraina: i combattimenti continuano, Kiev è stata già bombardata, i russi attaccano le navi civili che trasportano cereali nel corridoio del Mar Nero. Continuiamo il training dei soldati ucraini, continuiamo a essere al fianco degli ucraini”, ha detto Borrell. Ma la realtà è che la guerra appare compromessa. Proprio per questo ieri Zelensky è apparso sconsolato nel chiedere al suo esercito “di prepararsi a nuove ondate di attacchi russi” con l’avvicinarsi dell’inverno.
Insomma a Kiev l’aria è pesante e per questo il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, ieri ha detto che “per come appare attualmente la situazione, posso dire che Putin si sta preparando a rispolverare i suoi piani per il Giorno della Vittoria che ha accantonato per un po’. Ma viste le discussioni in corso a Washington e l’incapacità dell’Europa di portare avanti il sostegno militare all’Ucraina, penso che lui può tranquillamente ricominciare a pianificare la vittoria”. E ancora: “Ora sta a noi vedere se i suoi piani possono materializzarsi o meno”.
Poi commentando le parole di Scholz e la conseguente apertura di Putin, il ministro lituano ha affermato: “Qualsiasi tipo di cessate il fuoco e ogni tipo di negoziati sono l’anticamera del Giorno della Vittoria a Mosca. Putin ha chiaramente spinto in questo senso e un giorno potrebbe accadere che gli ucraini non siano in grado di combattere ulteriormente perché non siamo in grado di fornire loro le armi. Stiamo spingendo per la vittoria di Putin. Deve essere chiaro che se dovesse verificarsi un cessate il fuoco, sarà una vittoria per Putin”. Eventualità, questa, che di ora in ora sembra sempre più probabile.
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