Quando ha lanciato il sasso nello stagno, Gaetano Manfredi non aveva fatto bene i conti con l’onda anomala che si sarebbe alzata, facendo scricchiolare per la prima volta la sua maggioranza. “A gennaio facciamo una società che si occuperà del Patrimonio Immobiliare”, è stato l’annuncio del sindaco a 24 ore dall’inchiesta della Corte dei Conti su una voragine da 133 milioni per gli affitti non riscossi. Ed è bastato menzionare quella “quota ai privati”, perché riemergesse il nome di Alfredo Romeo. Col primo cittadino che neppure si è preoccupato di scacciare i fantasmi.
Il patrimonio immobiliare del Comune di Napoli nel mirino dei privati. L’assessore Baretta rilancia l’idea ma poi si corregge
“Romeo? Faremo una gara di evidenza pubblica, poi si vedrà”. Porte spalancate, dunque, al gruppo del re dell’immobiliare – che intanto ha già incassato una gara per la manutenzione degli alloggi popolari a Ponticelli – e barricate in Consiglio comunale, dove si registrano divisioni anche nella maggioranza. È la prima volta che il campo largo scricchiola, con divisioni anche in seno agli stessi gruppi. Il Cinque Stelle Ciro Borriello mette le mani avanti: “no a logiche del passato, metteremo paletti in Consiglio” mentre per il collega Salvatore Flocco è ben accetto chiunque, “purché si risolva una vicenda annosa che ha visto negli anni accumulare ritardi su ritardi e che rischiano ora di provocare un danno enorme”. Come quello di perdere i fondi del Patto per Napoli, strettamente vincolati alla dismissione dei beni patrimoniali.
Alessandra Clemente, ex assessore con delega al Patrimonio, oggi nel Gruppo Misto, denuncia una gestione “da sinistra liberale, tesa a foraggiare circuiti privati che condanneranno i beni pubblici a una morte lenta. Si vuole far rientrare dal portone una filosofia che ha già affossato questa città, e della quale c’eravamo liberati, ma che è tornata insieme a quella stessa classe politica che se ne è resa artefice. In Consiglio daremo battaglia. Sono pronta a fare le barricate con i colleghi di altri partiti, anche del Centrodestra, affinché si impedisca che i beni della città finiscano nelle mani di ‘prenditori’ senza scrupoli”. La stessa linea già preannunciata da Salvatore Guanci, per conto di Forza Italia, e Massimo Cilenti, per Napoli Libera.
Prova a lanciare un ‘calmi tutti’ colui che ha raccolto il testimone proprio dalla Clemente: l’assessore Pier Paolo Baretta. Interpellato da La Notizia, Baretta si sofferma sui “passi avanti compiuti da questa amministrazione, che in due anni ha già ridotto di mezzo milione i fitti passivi”, per poi sottolineare che “sul piano della esternalizzazione del servizio non devono esserci preoccupazioni. Non escludiamo di trovare partner pubblici per la nuova società che andremo a costituire e che potrà solo aiutarci a dare un’accelerata a un processo di recupero dei crediti già avviato”. Una società che sostituirà la Napoli Servizi, dove serpeggia la preoccupazione di un mancato rinnovo del contratto in scadenza nel 2024? “Tutt’altro, puntiamo a potenziare la nostra partecipata”, fa sapere Baretta.
I lavoratori di Napoli Servizi in fibrillazione. Temono di essere prima delegittimati e poi sostituiti
Di questo però non sono così convinti alla Napoli Servizi, dove temono che si facciano ricadere le colpe del mega buco di cassa interamente su di loro, così da portare la partecipata in scadenza, sostituendola con la costituenda società. Una bufera proprio nei giorni in cui la Napoli Servizi è alle prese con una protesta degli operatori per il mancato accordo sul contratto di secondo livello. La maestranze hanno ottenuto il sostegno dei consiglieri di Napoli Solidale Sergio D’Angelo e Rosario Andreozzi, che mentre invocano un tavolo col Comune sulla vertenza, sottolineano che “la gestione del patrimonio immobiliare deve restare in ambito pubblico. Al Gruppo Romeo – ricorda D’Angelo – il Comune pagava 40 milioni per una gestione fallimentare. Non vogliamo immaginare che si stia tentando di screditare Napoli Servizi, per giustificare il ritorno di privati”.
Per il presidente della Commissione comunale con delega al Patrimonio, Walter Savarese d’Atri, “dobbiamo scindere il servizio della gestione patrimoniale, che potrà essere data a una società in house. Ma sicuramente – promette – in Commissione e in Consiglio comunale non consentiremo che accada quello che è accaduto in passato”.