L'Editoriale

Lo Stato torna in svendita

Non passa giorno senza un avviso di pericolo per l’economia italiana.

Lo Stato torna in svendita

Non passa giorno senza un avviso di pericolo per l’economia italiana. Una volta il Fondo monetario, un altro la Commissione europea, ieri la Bce… tutti ci dicono che il governo sta per buttarsi in un fosso, e soprattutto che va cambiata la Manovra finanziaria, ma non succede niente: i suonatori continuano con la stessa musica, come sul Titanic. Certo, i soldi sono pochi e lo scenario internazionale è da far tremare i polsi, ma questo non può essere l’alibi degli errori madornali che sta facendo il ministero dell’Economia e Palazzo Chigi.

Se si stabilisce una tassa sugli extraprofitti delle banche, e poi nessuno la paga, compreso il Monte dei Paschi di Siena che è direttamente controllato dallo Stato, è chiaro che qui non c’entrano la guerra in Ucraina o a Gaza, il caro energia o le strettoie di Bruxelles, quanto la subalternità agli interessi della famiglia Berlusconi, proprietari di Banca Mediolanum, e una monumentale debolezza della premier di fronte ai poteri che contano. Non a caso, con la tassa sugli extraprofitti per le banche ha dovuto fare un vergognoso dietrofront, ma con i colossi delle armi e della farmaceutica, che stanno accumulando utili mai visti prima, neppure ci ha provato a chiedere un minimo sacrificio per far quadrare i conti della finanziaria.

In questo quadro di oggettiva debolezza della politica che decide (qui le opposizioni possono fare poco) il governo si è impegnato a incassare 20 miliardi nei prossimi tre anni con le privatizzazioni. Si mette in vendita, in sostanza, l’argenteria di famiglia che rimane: Ita, Monte Paschi, quote di Poste Italiane e, forse, i treni ad alta velocità. Così rivediamo lo scenario degli anni ’90, quando l’allora direttore generale del Tesoro, Mario Draghi, orchestrò cessioni come Tim o le autostrade, col seguito disastroso che sappiamo. C’è all’orizzonte, dunque, una nuova gigantesca mangiatoia, con i fondi internazionali che già si sfregano le mani. E i cittadini lasciati all’oscuro di tutto, com’è diventato nello stile anche di grandi istituzioni pubbliche.

Basti vedere l’emissione in corso di obbligazioni della Cassa Depositi e Prestiti, guidata dal draghiano Scannapieco. Quasi dovunque vediamo la pubblicità – pagata centinaia di migliaia di euro – che invita a sottoscrivere l’offerta, ma dalla Cassa non esce una riga, anche parziale (come fa il Mef), su come stia andando il collocamento, danneggiando tra l’altro i risparmiatori che tradizionalmente attendono di fiutare l’aria, visto che il prospetto prevede la possibile chiusura anticipata delle prenotazioni. Ma si sa che il frutto non cade lontano dall’albero, e perciò non si può pensare che Scannapieco sia più trasparente di Draghi. Come la Meloni e Giorgetti, che con la loro manovra finanziaria sono ormai indissolubilmente più draghiani dell’originale.