Nicola Di Marco, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Lombardia, lei ha cominciato a far visita in maniera anonima ad alcune case di comunità. Che situazione ha trovato?
“Una situazione a dir poco imbarazzante. In alcune non ho trovato i servizi che mi aveva messo nero su bianco Regione Lombardia. Mi era stato comunicato che fornivano determinate prestazioni ma dalla mia ricognizione ho scoperto che non era così. Nella casa di comunità di via Masaniello all’ingresso ho chiesto se avevano materiale informativo su quali servizi fornissero. Mi è stata data la fotocopia di un foglio scritto a mano con l’elenco, senza logo e senza indicazione della struttura. Le pare normale che a un cittadino che va allo sportello Regione Lombardia fornisca questo tipo di materiale informativo?”.
Sembra emblematico della situazione della sanità pubblica, dove ormai si punta a fare economia: l’altro giorno il consiglio regionale ha bocciato la mozione delle opposizioni che chiedevano di destinare più fondi alla sanità. Che lettura ne dà?
“Noi partivamo dai dati oggettivi che erano quelli pubblicati nella Nadef e da alcune osservazioni fatte da realtà come fondazione Gimbe che aveva lanciato l’allarme il mese scorso sulla riduzione degli investimenti sanitari rispetto al Pil. Un indice percentuale nella Finanziaria prevedeva una diminuzione che partiva dal 6,5% del 2023 e arrivava al 6,1, con un taglio di oltre tre miliardi di euro. Fra la fedeltà al partito e la salute dei lombardi il centrodestra ha scelto la prima opzione. Possibile che gli esponenti del centrodestra si siano già dimenticati di quanto successo durante la pandemia? Possibile che di fronte ad emergenze quotidiane quali liste d’attesa infinite, case delle comunità fantasma, medici di base prossimi allo sciopero, dilagare dei medici a gettone, Cup da anni promesso ma mai realizzato, il centrodestra abbia il coraggio di dire che va tutto bene? Il rilancio della sanità pubblica non viene promosso dal governo nazionale così come da quello regionale, nel frattempo avanza il privato che va ad aumentare le proprie quote di quello che per la maggioranza non è altro che un mercato, mentre per noi si tratta della nostra salute”.
A proposito di Cup, il centrodestra l’altro giorno in consiglio ha bocciato anche la mozione delle opposizioni che ne chiedevano la realizzazione in tempi brevi…
“Il sistema che permetterebbe di accorciare gli infiniti tempi d’attesa della sanità lombarda, mettendo insieme le agende di strutture pubbliche e private convenzionate, non sarà pienamente operativo fino al 2026. Sul Centro Unico di Prenotazione abbiamo ascoltato ancora una volta le promesse dell’Assessore Bertolaso. Promesse che somigliano a quelle di Letizia Moratti, che ne aveva promesso l’operatività entro il 2022. La scadenza confermata ora al 2026 è inaccettabile, soprattutto perché imputabile a lungaggini burocratiche, lentezza del cronoprogramma, reticenze delle strutture private nel condividere le proprie agende. La lentezza del centrodestra in Regione Lombardia finisce per favorire i guadagni dei privati. In tutto questo chi ci perde sono i cittadini. Costretti, chi può permetterselo, a curarsi a pagamento, altrimenti ad ammalarsi”.
Ma non era stato Bertolaso ad annunciare in primavera l’imminente partenza del Cup unico?
“Sì, e lo aveva annunciato in maniera trionfale, ma di questi roboanti annunci resta ben poco. Bertolaso è venuto a inizio ottobre in Commissione Sanità e ha detto che invece il sistema sarebbe potuto partire solo da febbraio 2024 per le solite questioni di affidamento degli appalti. Martedì ha ripetuto in consiglio che “piaccia o non piaccia il privato dovrà entrare” nell’agenda unica, ma il privato ogni settimana dichiara a mezzo stampa che non ci vuole entrare. Il continuo rinvio deriva da resistenze di un mondo che non ha voglia di andare in una determinata direzione e ha trovato terreno fertile della politica”.