Si parla spesso dei rapporti tra il clan Gambino di New York e Cosa Nostra. Quello che nessuno si aspettava è che i rapporti tra la mafia americana e quella italiana fossero talmente stretti, come testimoniato dal blitz congiunto tra la Polizia di Stato e l’Fbi che ha portato a 17 fermi in Italia e Usa, che i mafiosi americani “studiavano” i metodi dei clan siciliani su come condurre le operazioni criminali.
Ai fermati i magistrati contestano i reati di associazione mafiosa, estorsione, incendio doloso, turbativa d’asta e cospirazione. Proprio l’indagine che ha riguardato la famiglia Gambino e i clan palermitani di Torretta, Partinico, Borgetto, ha svelato come le due organizzazioni mantenessero uno strettissimo rapporto, anche affaristico.
La mafia americana e Cosa nostra mai così alleate
Stando a quanto appreso nel corso dell’indagine, anche attraverso pedinamenti e confessioni, i mafiosi di oltre oceano erano soliti reperire informazioni dai colleghi siciliani. In particolare avrebbero studiato il sistema delle estorsioni usato in Sicilia che prevede di chiedere somme ragionevoli per non inimicarsi le vittime a differenza di quanto fatto in passato negli Usa dove si applicavano interessi degni dei peggiori usurai.
A fornire al clan Gambino la strategia sul ‘racket perfetto’, sempre secondo gli investigatori, sarebbe stato il capomafia di Partinico. Proprio seguendo i suggerimenti dello storico boss, gli americani si sarebbero convinti ad abbandonare le azioni violente nei confronti delle vittime optando per una linea più soft.
Non solo. Dall’inchiesta è emerso che in vecchie estorsioni commesse a danno di ristoratori di origini siciliane residenti a New York, Cosa nostra siciliana avrebbe aiutato i clan americani a incassare, facendo pressioni sui familiari delle vittime che vivono ancora in Sicilia. Sempre dall’indagine sono emersi anche decine di taglieggiamenti a imprese edili della Grande Mela commessi dai sodali della famiglia Gambino con l’aiuto di Cosa nostra.