Sulla scacchiera del Re delle cliniche private, Antonio Angelucci, manca all’appello la casa di cura San Raffaele di Velletri, oggi chiusa e che il governo di centrodestra e la Regione Lazio si preparano a riaprire. Il gioiello della famiglia Angelucci potrebbe presto avere una seconda chance grazie all’aiuto del ministro della Salute, Orazio Schillaci, e del governatore del Lazio, Francesco Rocca, che ha dimostrato sin dalle prime battute del suo mandato una certa apertura nei confronti del gruppo San Raffaele. Infatti, ricordiamo che Francesco Rocca, ex dipendente della fondazione San Raffaele, ha assegnato la metà dei fondi (circa 10 milioni di euro) destinati alle strutture private per il decongestionamento del pronto soccorso alle strutture di Antonio Angelucci.
Da Schillaci a Rocca grandi manovre per rimettere in moto la clinica di Angelucci a Velletri, chiusa per irregolarità edilizie
Una decisione che, secondo gli ultimi annunci del governatore, avrebbe aiutato ad abbattere le liste d’attesa, nonostante i dati da cui sono state tratte le percentuali siano stati messi a confronto con quelli della pandemia. Così, a correre in soccorso della casa di cura del piccolo comune laziale, dove sono già stati investiti 22 milioni di euro per l’ospedale Paolo Colombo, è Schillaci che, nonostante le criticità del Sistema sanitario nazionale, sembra aver avuto tutto il tempo per occuparsi del San Raffaele di Velletri. Schillaci, infatti, non solo ha visitato la struttura con il ministro Matteo Salvini e l’assessore regionale al Bilancio Giancarlo Righini, ma ha anche risposto ad un question time della senatrice Michaela Biancofiore, dello scorso 13 luglio, in cui si chiedeva a gran voce la riapertura della struttura.
Un appello a cui il ministro ha risposto “nell’interesse dei cittadini, soprattutto anche per quanto riguarda i livelli occupazionali. Esprimo tutta la mia disponibilità ad approfondire la disamina anche con la Regione, nel rispetto delle competenze della Regione stessa e di tutte le decisioni giurisdizionali.” Questa disponibilità lascia perplessi, visto il ruolo politico di Angelucci, deputato in quota Lega, e soprattutto per la cronistoria della struttura riportata dallo stesso Schillaci: “I ricorsi promossi dall’odierno appellante avverso ai sei dinieghi opposti dal Comune di Velletri alle corrispondenti domande in sanatoria attinenti alla struttura di Velletri risultano definiti con decreti di perenzione incardinati davanti al Tar Lazio. Il diniego delle domande in sanatoria, divenuto definitivo a seguito dei decreti di perenzione, conferma l’insanabilità sul piano edilizio delle modificazioni strutturali intervenute nella struttura di Velletri dal 25 gennaio 2001. Da ultimo, la Regione Lazio ha sottolineato che la Corte di cassazione, con ordinanza n. 1603 del 19 gennaio 2022, si è pronunciata sul ricorso per cessazione presentato dalla San Raffaele SpA attraverso sentenze del Consiglio di Stato, dichiarandolo inammissibile”.
Ma se la Regione e il Governo sono ben disposti a riaprire il San Raffaele di Velletri, anche il Comune veliterno non è da meno. Lo stesso sindaco di centrodestra, Ascanio Cascella, lo ha dichiarato a La Notizia: “Attendiamo l’esito delle pratiche amministrative. Riguardano sia il Comune sia la Regione”. “Nell’ambito delle norme ci sono delle attività amministrative che devono essere portate avanti”, ha spiegato. Il nome del San Raffaele di Velletri è finito nel 2020 sotto la lente della magistratura per il presunto tentativo di corruzione di Antonio Angelucci nei confronti dell’ex Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, al quale avrebbe offerto beni ed utilità per 250mila euro.
Nella vicenda furono chiamati in causa anche Ferruccio Calvani, già collaboratore nelle attività editoriali di Angelucci, e Salvatore Ladaga, già consigliere comunale di Forza Italia e oggi presidente del Consiglio comunale di Velletri, balzato agli onori della cronaca per essere il suocero di Gabriele Bianchi, responsabile insieme al fratello del brutale assassinio di Willy Duarte.