La prima ordinanza del neo commissario delegato per l’emergenza in Toscana, il presidente della regione Eugenio Giani, è stata per “la sospensione del pagamento mutui per le imprese e per tutti i privati che documentano con l’autocertificazione lo stato delle cose”. “È un mio potere commissariale e vado avanti su questo”, ha spiegato il governatore del Partito democratico.
Il governatore Giani nominato commissario per l’emergenza in Toscana. Due pesi e due misure con l’Emilia-Romagna dove Meloni ha fatto fuori Bonaccini
Ieri a Prato è sbarcato anche il ministro agli Esteri, Antonio Tajani, che ci ha tenuto a incontrare le imprese colpite dalla tempesta Ciaran promettendo fondi già dal prossimo Consiglio dei ministri fissato per il 9 dicembre. Tajani ha precisato che farà il possibile perché “si possano accelerare i pagamenti. Se lavoriamo tutti quanti in fretta possiamo dare i primi fondi alla fine di questo mese. I riflettori li terremo accesi anche quando farete i conti del fatturato tra qualche mese per risarcire quanto mancherà. I fondi copriranno la parte non coperta dall’assicurazione”, ha concluso Tajani.
Il titolare della Farnesina ha predisposto d’intesa con Simest (la società del Gruppo Cdp che dal 1991 sostiene la crescita delle nostre imprese all’estero) uno stanziamento di 100 milioni di euro a fondo perduto per l’erogazione di ristori alle imprese esportatrici delle aree alluvionate volto a compensare le perdite materiali subite e finanziamenti agevolati per 200 milioni dal Fondo 394/8 finanziato dall’Unione europea tramite il Piano NextGenerationEu. I soldi che ci sono già per ora sono quelli delle banche. Intesa San Paolo ha annunciato un miliardo di euro a sostegno delle famiglie e delle imprese che hanno subito danni a seguito del grave evento calamitoso oltre a altre misure mentre Banco Bpm mette a disposizione un plafond da 50 milioni per “un immediato e concreto contributo per fronteggiare questa emergenza”. Ieri Enel ha lavorato tutto il giorno per ripristinare il servizio a 1.100 famiglie rimaste ancora senza elettricità.
Per l’alluvione in Emilia-Romagna il governo impiegò due mesi. E alla fine nominò il generale Figliuolo
La velocità con cui il governo si è mosso per la delega all’emergenza al presidente della Regione Toscana Giani però non può non stridere con il macchinoso incedere a cui abbiamo assistito in occasione delle alluvioni in Emilia Romagna. In quel caso il governo ha lasciato trascorrere due mesi prima di nominare il generale Francesco Paolo Figliuolo come commissario, lasciando ai margini il presidente emiliano Stefano Bonaccini, ora presidente del Partito democratico, al contrario dell’iter abituale in questi casi. L’abitudine di nominare il presidente di Regione (accaduta ben 55 volte dal 2012 a oggi) o a una dirigente della Pubblica amministrazione locale (già vista in 80 casi negli ultimi 11 anni) ad agosto di quest’anno era stata abbandonata dal governo per un’evidente scelta politica.
“Debbo confessare che mai come in questi due mesi ho visto confondere il piano istituzionale con quello di partito – disse Bonaccini in un’intervista a La Stampa lo scorso 29 giugno -. Glielo dice uno che da commissario alla ricostruzione post-sisma si è dovuto confrontare con sette governi differenti, di diverso colore politico”. In quel caso lo scontro politico si è trascinato fino ad oggi, con il presidente dell’Emilia-Romagna che ha lamentato in diverse occasioni un notevole ritardo nel pagamento dei ristori promessi da parte del governo. “La fretta è di chi vuole visibilità”, disse ad agosto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni rispondendo proprio a Bonaccini. Cosa è cambiato? Per ora le ipotesi sono almeno due. La prima, immediata, è che Stefano Bonaccini sia visto come un “avversario” politico più consistente rispetto a Giani.
La seconda, volendo essere cattivi, è che la Toscana – Giani o non Giani – rimane il covo elettorale di quel Matteo Renzi che a Meloni servirà moltissimo nei prossimi mesi in cui si apre ufficialmente la pesca nell’opposizione per trovare i voti in vista della riforma costituzionale sull’elezione diretta del presidente del Consiglio. È solo un sospetto, certo, ma come diceva Andreotti “a pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso ci si indovina”.