Siamo quasi ad un mese dall’assedio militare da parte dello Stato d’Israele a Gaza. Il report di guerra è agghiacciante: oltre 10mila morti, tante donne e circa 4mila bambini, un milione sono gli sfollati, con un evidente tentativo di deportazione dei palestinesi verso l’Egitto. Israele vuole radere al suolo Gaza e liberarla dai palestinesi, in particolare i bambini che sono il futuro di questo popolo straordinario che non finirà mai. Gli israeliani la vogliono ricostruire loro e diventarne poi i padroni assoluti, accaparrarsi le risorse naturali e scrivere poi la storia da dominatori. Cancellare storia, presente e futuro. Il mio essere rimasto sempre umano, la mia identità pacifista, la mia storia di giurista e di uomo delle istituzioni, mi fa essere non incerto nel condannare, sempre, qualsiasi atto di natura militare che deliberatamente attenta alla vita di civili, ed in particolare donne e bambini, da qualunque parte provenga.
Israele vuole radere al suolo Gaza e liberarla dai palestinesi, in particolare i bambini che sono il futuro di questo popolo straordinario che non finirà mai
Quello che è accaduto il 7 ottobre è brutale e criminale e va ricostruito nella sua dinamica in maniera puntuale, perché molte cose non tornano, per comprendere precise responsabilità che vanno ovviamente perseguite e duramente punite. Ma nulla può giustificare il terrorismo di Stato e la vendetta di Stato, non si può confondere il diritto di difesa che è prerogativa di ogni Stato con la brutale e barbara aggressione in atto da parte di uno Stato nei confronti del popolo palestinese e della sua terra. Le forze armate israeliane stanno bombardando con crudeltà e in violazione del diritto internazionale case di civili, campi profughi, ambulanze, ospedali. Si tratta di crimini di guerra e contro l’umanità. È in atto a Gaza un vero e proprio tentativo di genocidio e di pulizia etnica. Ma anche in Cisgiordania le forze armate israeliane stanno agendo con violenza e brutalità.
Mentre i principali governi occidentali sono complici dello Stato d’Israele perché lo armano e lo sostengono politicamente ed economicamente, i popoli occidentali si stanno mobilitando in massa contro gli oppressori e in sostegno degli oppressi. Cortei molto numerosi hanno attraversato le strade di tantissime città del mondo. Le Nazioni Unite si stanno muovendo, nonostante il veto degli Usa e le decisioni ignobili di alcuni governi occidentali. Basti citare che il Governo italiano si è astenuto nella votazione che chiedeva una tregua per ragioni umanitarie. Condivisibili le prese di posizione del segretario generale Onu Antonio Guterres. L’alto commissario per i diritti umani all’Onu parla chiaramente di genocidio in atto da parte di Israele contro i palestinesi.
Per l’Onu è in atto un tentativo di pulizia etnica. Incredibilmente però i governi occidentali lasciano fare
Le risoluzioni Onu dal 1967 sottolineano che da circa 75 anni la Palestina è illegalmente e militarmente occupata dagli israeliani. Di fronte ad una quasi secolare occupazione armata è un diritto-dovere per le vittime difendersi con la resistenza anche armata. L’intifada è un atto di resistenza contro l’apartheid e l’occupazione militare illegale. Ai palestinesi in quasi un secolo di storia sono stati negati i diritti fondamentali, compresi acqua, cibo e medicinali. Sono state sottratte terre e consegnate con la protezione militare ai coloni israeliani. Sono state requisite case e piantagioni di ulivo. È stata negata l’esistenza dello Stato della Palestina dopo gli accordi di Oslo del 1993 tra Yasser Arafat e Yitzhak Rabin che furono sabotati in primo luogo dagli estremisti israeliani che arrivarono ad uccidere lo stesso primo ministro Rabin.
Le mobilitazioni nel mondo debbono crescere ed intensificarsi per scongiurare la imminente totale invasione di terra da parte delle forze armate israeliane, si deve giungere ad un immediato cessate il fuoco, la liberazione di tutti i prigionieri da un parte e dall’altra e poi organizzare una conferenza internazionale di pace che porti all’autodeterminazione del popolo palestinese. Solo riconoscendo uguali diritti a palestinesi ed ebrei, così come a tutti i popoli e tutte le religioni del mondo, si potrà raggiungere anche nella Terra Santa pace e sicurezza. Non dobbiamo essere noi occidentali a decidere il futuro di altri popoli.
Con l’escalation a un passo ai popoli non resta che manifestare per chiedere di fermare le ostilità
Non dobbiamo esportare nessuna democrazia ed interrompere ogni politica imperialistica e coloniale nel mondo. È orribile che Usa ed Occidente siano contrari al cessate il fuoco con la motivazione di impedire ai palestinesi di organizzarsi per difendersi. Dobbiamo essere consapevoli che il mondo è multipolare e ogni popolo ha diritto alla sua esistenza ed autodeterminazione: da quello palestinese a quello curdo, da quello armeno a quello sahrawi. Dal momento poi che esiste ancora il diritto internazionale, seppure troppo spesso solo sulla carta, chi commette crimini di guerra, soprattutto se ricopre ruolo di capi di Governo e di Stato, di ministro o generale, deve essere processato davanti all’alta corte penale internazionale.
Andrebbero processati non solo il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e i suoi sodali, ma anche tutti quei capi di governo e di stato che stanno deliberatamente sostenendo, anche militarmente, oltre che istituzionalmente, politicamente ed economicamente il governo israeliano. È incoraggiante invece il dibattito pubblico in atto in Israele, anche nei media, e il dissenso nel mondo da parte di tanti ebrei che non si riconoscono nelle politiche di apartheid del governo israeliano. A Gerusalemme come a Washington tanti ebrei sono stati arrestati solo perché hanno osato duramente criticare l’assedio in atto a Gaza e in Cisgiordania.
E chi dice che in Israele c’è la democrazia compiuta a differenza che in Palestina, si può obiettare in primis che la Palestina non è uno Stato per colpa non certo dei palestinesi e che in Israele sono detenuti migliaia di persone senza aver commesso alcun reato e che occupare le terre di altri non è certo un atto democratico. Bisogna mobilitarsi sempre di più per fermare gli aggressori e liberare la Palestina. E questo non vuol dire essere antisemiti, ma antifascisti. La lotta durerà fino a quando la Palestina non sarà liberata e quindi finalmente libera.