Tra le macerie delle guerre che stanno infiammando l’Europa con l’Ucraina e il Medio Oriente nel conflitto tra Israele e Palestina ci ritroveremo anche lo stupro della parola pace. Fin dall’inizio del conflitto ucraino con l’invasione russa una nutrita schiera di fomentatori della guerra e di abietti editorialisti ha giocato sporco trasformando la richiesta di pace in collaborazionismo con il nemico. Javier Cercas scriveva che “le guerre si combattono per il potere e il denaro, ma vengono coinvolti i giovani che nelle guerre uccidono e perdono la loro vita, i quali ci entrano per le parole, la poesia e la retorica, che li seducono e li preparano al punto di rischiare la propria vita verso la morte”. La propaganda di guerra rimane uno dei più importanti mezzi militaristici.
Il leader della Lega Matteo Salvini trova come lucrare aizzando le folle contro i veri nemici del conflitto
Il suo compito è quello di costruire nelle persone, attraverso la creazione di una identità collettiva e il patriottismo, la fiducia nella leadership e nelle sue decisioni mentre denigra l’avversario e sconfiggere gli sforzi propagandistici degli avversari. Con l’introduzione dei giornali e di altri mezzi di comunicazione di massa, la propaganda di guerra è diventata una parte fondamentale di ogni grande sistema militare e oggi è sempre più accettato il concetto che “la guerra non si fa sempre con le armi ma anche attraverso la scrittura, ovvero i media”.
Valgono quindi i dieci comandamenti già descritti dalla storica belga Anne Morelli: 1. Noi non vogliamo la guerra, è l’affermazione di ogni capo di Stato prima di dichiarala: Von Ribbentrop prima che la Germania invadesse la Polonia dichiarava: “Il Führer non vuole la guerra. Si risolverà a farla a malincuore”. 2. L’avversario è l’unico responsabile dell’intero conflitto. 3. Il capo della parte avversa ha il volto del diavolo. 4. Noi difendiamo una nobile causa, non degli interessi particolari. 5. Il nemico commette consapevolmente atrocità, mentre se noi commettiamo degli “errori” è assolutamente involontario 6. Il nemico usa delle armi non autorizzate. 7. Noi subiamo pochissime perdite, invece quelle del nemico sono enormi. 8. Gli artisti e intellettuali sostengono la nostra causa. 9. La nostra causa ha un carattere sacro. 10. Coloro che mettono in dubbio la nostra propaganda sono traditori. E chi mette in dubbio la propaganda? I pacifisti, da sempre, semplicemente perché l’hanno studiata e la conoscono.
Non c’è più limite alla propaganda. Così si stupra la parola Pace
Ecco quindi che con ogni guerra inizia la guerra ai pacifisti, anche quando pronunciano le stesse parole del Papa, del portavoce dell’Onu o quelle di Giorgia Meloni quando è convinta di essere in una conversazione privata. I pacifisti sono amici di Putin, sono sostenitori di Hamas. Se decidono di non partecipare al LuccaComics sono dei “disertori”, se decidono di scendere in piazza sono dei “provocatori”.
Travestito da pacifista per un pugno di voti. Ecco la piazza del leader della Lega. Non c’è più limite alla propaganda. Così si stupra la parola Pace
Nell’idiozia della propaganda i pacifisti sembrano il problema principale, mentre quegli altri muoiono sotto le bombe. Così nella confusione generale il ministro e leader della Lega Matteo Salvini può addirittura affermare di voler manifestare “per la pace”, scendendo in piazza. “Manifestare per la pace, per i diritti, per la libertà, per il rispetto delle donne è sempre giusto”, ha detto ieri Salvini riuscendosi a smentire nella frase successiva: “Quando vediamo in mezza Italia, in mezza Europa, manifestazioni islamiche, inneggianti ad Hamas, scontri con la polizia, musei chiusi, chiese e sinagoghe oggetto di attacchi, non possiamo stare fermi”.
Salvini che organizza una manifestazione per la pace specificando che “ci sono tanti islamici che non sono fanatici, terroristi e che non hanno la guerra nel sangue e che saranno benvenuti in piazza” è solo l’ultimo evento di una serie ributtante di strumentalizzazioni. E chissà che qualcuno non gli suggerisca di studiare Aldo Capitini, Danilo Dolci, Alex Langer e tutti gli altri. Ci vorrebbe credibilità e studio per pronunciare la parola “pace”: caratteristiche assenti in gran parte degli anti-pacifisti nostrani. Talvolta, come nel caso di Salvini, addirittura travestiti da pacifisti.