Sull’improvvisazione di chi ci governa non servivano conferme, ma la beffa dei comici russi alla Meloni, rivelata ieri ma risalente al 18 settembre, aggiunge un elemento in più: oltre che dilettante la nostra premier è inconsistente, sempre che sia vero quanto afferma rispetto alle sue idee per fermare la guerra in Ucraina.
Di tali proposte infatti non c’è traccia e la posizione italiana su Kiev è la stessa – sdraiata su Washington – della prima ora. Così restano due possibilità: o la Presidente del Consiglio ha rifilato al suo interlocutore farlocco una balla – e viste quante ne racconta agli italiani non c’è da stupirsi – oppure qualche strada per far dialogare Putin e Zelensky c’è davvero, ma a distanza di un mese e mezzo se la tiene nel cassetto, tanto nella prossima manovra ha già messo un miliardo in più per gli armamenti.
Questa storia, comunque, rivela che l’attivismo di Palazzo Chigi in politica estera è un racconto della propaganda interna, utile per distrarci dal rallentamento dell’economia e dai voltafaccia sulle promesse elettorali. Ma poi, in concreto, non tocchiamo palla. Al punto che nella stessa conversazione con i comici russi, la nostra premier ammette che alcuni leader esteri neppure le rispondono al telefono.
Erano, quelli, i giorni del grande freddo con Macron e del record degli sbarchi dei migranti. Ma resta il dato di fatto: con la Meloni l’Italia conta meno nel mondo. E se a questo sommiamo la crescita del Pil scesa a zero nell’ultimo trimestre, e la povertà di nuovo in aumento, anche noi italiani contiamo meno in casa nostra.