Roma città accessibile? Un miraggio. Sì, perché basta farsi un giro per la stazione Termini, punto di passaggio di centinaia di turisti e romani ogni giorno, per rendersi conto di quanto sia complicato anche semplicemente ritornare in superficie una volta arrivati alla fermata della principale metropolitana della città. Da mesi infatti tutti gli ascensori sono inutilizzabili perché rotti o perché funzionanti ma in attesa di collaudo. Insomma, un biglietto da visita che decisamente non fa onore alla Capitale d’Italia.
Da mesi alla stazioni Termini di Roma tutti gli ascensori della metro sono inutilizzabili perché rotti o perché funzionanti ma in attesa di collaudo
Ad oggi, secondo quanto dichiara l’azienda del trasporto pubblico romano, Atac, il numero di scale mobili e ascensori fuori servizio nelle stazioni metro di Roma sono stati ridotti del 50% rispetto all’anno scorso. Negli ultimi mesi, sarebbero stati effettuati infatti lavori su centinaia di impianti: parliamo della sostituzione di 44 impianti lungo la metro B, di revisioni generali su 67 impianti della B1, oltre a revisioni normative su quasi 40 impianti tra metro A e metro C.
Stando ai numeri, dunque, un importante passo in avanti rispetto al passato. Ma allora perché la situazione rimane insostenibile e indegna per una Capitale europea? Atac se ne lava le mani e punta il dito, spiegando, in soldoni, come i veri colpevoli di questo disastro siano in realtà le lungaggini burocratiche. Perché, da quanto spiega, gli impianti possono ritornare in funzione solo dopo che gli enti preposti al controllo abbiano rilasciato le autorizzazioni necessarie. Non solo: dopo la riparazione effettuata da Atac, l’ente regolatore contatta Asnfisa (Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali) che rilascia un nulla osta che Atac dovrà poi mandare alla Regione Lazio, la quale, dulcis in fundo, dovrà dare il via libero definitivo.
Persino gli impianti funzionanti sono fermi in attesa di collaudo
Insomma: ascensori e scale mobili finalmente funzionanti, perché oggetto di riparazioni o di manutenzione straordinaria, rischiano di rimanere bloccati per procedure lunghe e macchinose. Ed è esattamente quello che sta accadendo in diverse stazioni della metro A – Termini, Manzoni, Re di Roma, Ponte Lungo, Furio Camillo, Subaugusta, Cinecittà, Anagnina – e della metro B – Bologna e Laurentina.
Insomma, i disservizi che interessano il trasporto pubblico romano non accennano a diminuire, ma tutto (o quasi) tace. Una reazione ben diversa da quella che in molti avrebbero avuto se in Campidoglio ci fosse stata ancora Virginia Raggi. Di nuovo: due pesi e due misure. Roberto Gualtieri, come denunciato a più riprese dalle opposizioni, è il sindaco assente, che sparisce dai radar e dalle prime pagine dei giornali, mentre quando alla guida di Roma c’era la pentastellata fioccavano articoli che la rendevano il capro espiatorio di qualunque disastro accadesse nella Capitale.
La Raggi fu crocifissa per molto meno
In molti si ricorderanno di cosa accadde nel 2018 quando le scale mobili della fermata metro Repubblica collassarono sotto il peso di alcuni tifosi russi poco prima del match di Champions League tra Roma e Cska Mosca, ferendo 24 persone. Un incidente che provocò la chiusura della stazione per molti mesi scatenando reazioni contro l’ex prima cittadina. Oggi il sindaco dem pare invece che non c’entri nulla: tanti gli articoli in cui si sciorinano disagi e malfunzionamenti, pochi quelli in cui viene citato il nome di Roberto Gualtieri. Intanto, a smuovere le acque ci pensano i consiglieri capitolini di Italia Viva, Valerio Casini e Francesca Leoncini, che annunciano di presentare un’interrogazione all’assessore Eugenio Patanè sull’accessibilità delle stazioni della metro.