Bella vita con i soldi dei migranti. Ecco le accusa che inchiodano la moglie e la suocera di Soumahoro

Ai domiciliari Lady Soumahoro e sua madre. Tra ristoranti e negozi due milioni usati "a fini personali".

Bella vita con i soldi dei migranti. Ecco le accusa che inchiodano la moglie e la suocera di Soumahoro

C’è un passaggio che lascia riflettere all’interno dell’inchiesta che ha portato ieri agli arresti domiciliari Marie Therese Mukamatsindo e Liliane Murekatete, suocera e moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, e membri del Consiglio di Amministrazione della cooperativa sociale integrata “Karibu”. Una struttura, così la definiscono gli investigatori, “organizzata a livello familiare”. E che però guardava lontano. All’estero, per la precisione.

Ai domiciliari Lady Soumahoro e sua madre. Tra ristoranti e negozi due milioni usati “a fini personali”

In un filone dell’inchiesta – portata avanti da Procura di Latina e Guardia di Finanza – sono emersi dettagli sulle attività delle cooperative impegnate nella gestione dei richiedenti asilo e di minori non accompagnati nella provincia di Latina, tra cui proprio quella della famiglia Soumahoro. Secondo chi indaga i fondi ottenuti dalle coop per i migranti sarebbero stati usati per fini personali, con una spesa di circa 2 milioni di euro ora sequestrati. Entrando più nel dettaglio, nell’ordinanza viene sottolineata ‘’la perseveranza dell’azione criminale, continuata per molti anni’’. ‘Il sistema viene definito “collaudato che è risultato esclusivamente proteso ad eludere gli obblighi pubblicistici (derivanti dalle convenzioni con gli enti), dotato di schermi societari fittizi riconducibili allo stesso management della Karibu, nonché connotato da evidenti caratteri di transnazionalità, tutti unicamente finalizzati a distrarre i fondi pubblici, in buona parte reinvestiti all’estero’’ scrive il gip. Inevitabilmente la conseguenza è che gli ospiti della struttura, “già in condizione di particolare vulnerabilità poiché migranti richiedenti protezione internazionale”, avrebbero vissuto ancora più abbandonati a loro stessi.

Ma la vicenda non finisce qui. Gli indagati, secondo il gip, si sono anche disfatti della documentazione, pure quella contabile, della cooperativa Karibu, buttata “nel punto di raccolta differenziata”, conclude il giudice. Ed ecco allora il punto: i fondi destinati alla gestione dei migranti sono stati utilizzati per “finalità private”. I soldi venivano reinvestiti all’estero: Uganda, Kenya, Tanzania, Ruanda. Tra questi “investimenti” si contano ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento. E ancora alberghi, beni di lusso e centri estetici, si legge nelle 152 pagine di ordinanza di custodia cautelare firmate dal gip di Latina. “L’utilizzo di carte di credito e prepagate, intestate alla Karibu” venivano “adoperate per finalità private (ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento, negozi di cosmetica) per importi come 93.976 euro nel 2017, 208.394 nel 2018, 49.946 euro nel 2019; 13.803 euro nel 2020; 2.177 nel 2021”. E, inoltre, “le carte prepagate” venivano utilizzate per “alberghi e beni di lusso”. Spunta anche l’apertura di un supermercato e di un ristorante, in Ruanda.

Tra gli “investimenti” contestati anche l’apertura in Ruanda di un locale sotto l’insegna “Gusto Italiano”

Infatti, tra gli indagati c’è chi “avendo la disponibilità delle credenziali di accesso al conto corrente principale della Karibu e della Jambo, ha potuto disporre, a suo piacimento, delle risorse pubbliche erogate per la gestione dei migranti, trasferendo ingenti risorse di denaro pubblico a favore di se stesso oltreché verso l’estero e in particolare in Ruanda dove lo stesso ha avviato prima l’apertura di un Supermercato e, successivamente, di un ristorante sotto l’insegna Gusto Italiano”. Insomma, una nuova giornata a dir poco complicata per Suomahoro, già cacciato dal gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra. “Prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane”, ha commentato il deputato oggi nel Gruppo Misto, assicurando di “confidare nella giustizia” e ribadendo “come è agli atti, la mia totale estraneità a tutto”.