Penso che la strage del 7 ottobre ad opera di Hamas sia stata pianificata per rompere certi equilibri e scatenare una guerra mondiale. Sbaglio?
Elio Stabile
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Gentile lettore, lei la chiama strage, ma allora come definire l’immane massacro di civili e bambini che sta avvenendo a Gaza con migliaia di missili su 2,2 milioni di esseri umani in una terra grande la metà di Roma? Mi atterrei a una definizione neutra e parlerei di “insurrezione” contro l’invasione israeliana, che dura da 56 anni. Comunque non credo che l’obiettivo sia la guerra mondiale: il rischio c’è, ma si spera che tutti si fermino un metro prima dell’abisso. Convengo invece che il conflitto sia stato pianificato, tra le altre cose, anche per destabilizzare e scoprire contraddizioni. Mi riferisco al fatto che l’Occidente appoggia l’Ucraina invasa ma in Palestina appoggia gli invasori. La lama è a doppio taglio (chi difende la Russia invasore, come può difendere la Palestina invasa?), ma solo in apparenza perché le differenze storiche all’origine dei due scenari sono enormi. L’unico punto fermo sono i palesi crimini di guerra di Israele, addirittura annunciati dal capo di Stato Maggiore (“Non rispetteremo le leggi di guerra, nessun soldato sarà punito”) e da Netanyahu, che ha invocato l’episodio biblico di Amalek: “Il Signore disse: Va e colpisci Amalek, stermina senza pietà tutto quanto è suo: uomini, donne, bambini, lattanti”. È quanto sta avvenendo: un genocidio. L’ex ambasciatrice Elena Basile si chiedeva l’altro ieri come sia possibile considerare Putin un criminale di guerra e non altrettanto Netanyahu. Se lo chiedono in tanti.
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