La crisi immobiliare è ormai un dato di fatto. I numeri parlano chiaro: dal crollo delle compravendite a quello, ancora più rilevante, dei mutui. Dati che non stupiscono, considerando il continuo rialzo dei tassi della Bce, che si è fermato solamente negli scorsi giorni dopo dieci aumenti consecutivi.
A questo si aggiungono condizioni che non sembrano favorire il mercato immobiliare: dalla cedolare secca più alta sugli affitti brevi all’inflazione che riduce notevolmente il potere d’acquisto. A pagare, quindi, è il settore delle case, che risente anche della stretta sul Superbonus.
La crisi dei mutui
Sui mutui non pesa soltanto il rialzo dei tassi, ma anche il fatto che le banche oggi sembrano essere più prudenti, come spiega a la Repubblica Luca Dondi, amministratore delegato di Nomina: “Alcuni istituti sono su livelli di erogazioni anche del 50-60% inferiori a un anno fa”.
I dubbi delle banche riguardano la capacità di chi contrae un mutuo di pagare le rate. E pesa, sui mutui, soprattutto il crollo del potere d’acquisto, come spiega Mario Breglia, fondatore e presidente di Scenari Immobiliari: non è tanto il tasso alto a incidere, quanto il fatto che ciò avviene “a fronte di salari sostanzialmente fermi”.
Il mercato immobiliare in difficoltà: scendono gli acquisti
Dalla fine del 2022 è iniziato un calo delle compravendite, peggiorato nel 2023. Nel primo semestre del 2023 la riduzione è stata dell’8,7% rispetto allo stesso periodo del 2022. E nel secondo trimestre ha raggiunto addirittura il 12%.
Questo a fronte di un crollo molto più alto dei mutui concessi, quasi del 30%. Il che vuol dire che ha più soldi continua a comprare, senza mutuo. Ad avere più problemi, invece, sono i meno abbienti. Non a caso il calo è nettamente minore sulle seconde case. Anche se ora il rischio è che l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi possa creare problemi anche su questo mercato, considerando che potrebbero essere disincentivati gli investimenti.