Giuseppe Conte c’è, Elly Schlein no. “La piazza è questa, ognuno fa le sue valutazioni. Non entro in quelle altrui”. È quanto ha detto ieri ai suoi il leader del M5S in piazza a Roma alla fiaccolata per la pace. La leader dem invece ha disertato. Era a Mestre per un’iniziativa del Pd sulla casa. “È una manifestazione senza colori politici, perché la pace non ha colori politici. Siamo qui per ribadire che non ci può essere un futuro di sicurezza, pace e prosperità per quella terra martoriata se non costruendo un percorso di dialogo, che preveda come esito due popoli due stati. E adesso bisogna assolutamente interrompere la spirale di violenza”, ha spiegato l’ex premier.
Il leader M5S Conte partecipa alla fiaccolata per la pace in Medio Oriente. Ma l’assenza della leader del Pd Schlein fa rumore
La manifestazione romana per la pace ha mantenuto la promessa. Fiaccole, striscioni con scritto “Stop a tutte le guerre nel mondo” e “Proteggere tutta la popolazione civile”. Non uno slogan sopra le righe. Le opposizioni c’erano, ma non tutte e ognuna a modo suo. Anche nella lettura della crisi in Medio Oriente piano piano si fanno largo i distinguo. Oltre a Conte c’era anche il co-portavoce dei Verdi Angelo Bonelli, mentre il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni era a Milano. Del Pd non c’era una delegazione ufficiale, ma partecipazioni a titolo personale. Si sono visti Marco Furfaro della segreteria, la senatrice Susanna Camusso, il capodelegazione in Europa Brando Benifei.
La segretaria ha comunque rivendicato la sintonia: “Sono manifestazioni a tutela di tutti i civili – ha detto – Anche il Pd sta insistendo sulla tutela di tutti i civili. Bisogna fare ogni sforzo diplomatico e politico per far riprendere il processo di pace in Medio Oriente verso la soluzione due popoli e due nazioni”. Ma la scelta del Pd non ha convinto le altre forze progressiste. Fratoianni è stato il più duro: “Non capisco la ragione di questa scelta”, ha detto. “Nel momento in cui abbiamo una situazione così drammatica ed epocale, non intendo aprire alcuna polemica, ognuno prenda le decisioni che ritiene migliori”, ha detto Bonelli.
Non c’erano Azione e Italia Viva. Lo slogan della manifestazione era “Proteggere tutta la popolazione civile” e i suoi promotori erano Amnesty e Aoi (Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale), con l’adesione di realtà come Rete pace e Disarmo, Arci, Acli, Cgil, Acli, Un ponte per. Le divisioni nel Pd restano tutte anche se c’è chi le nega. “Nessuno ha polemizzato nel Pd – ha detto Furfaro – il Pd ha una posizione compatta, unitaria”. Polemico verso la piazza il leader di Azione Carlo Calenda: nelle manifestazioni, ha detto, “una parte della sinistra e non solo, che si salda con la parte più estrema della destra, manifesta un sentimento che non posso che definire in fondo antisemita, anche se prende le vesti di un sentimento antisionista”, pur se “non mi sembra che Schlein stia seguendo la stessa strada”.
Affilata anche la coordinatrice di Iv, Raffaella Paita: “Non partecipiamo alla manifestazione a cui aderisce Conte, perché la condanna di Hamas deve essere netta e chiara. L’atteggiamento del Pd mi sembra pilatesco sul tema”. Per Camusso non è così: “Io ci sono, con altri del Pd, non capisco la polemica. Schlein è impegnata a Mestre, non abbiamo il dono dell’ubiquità”. Non c’erano ovviamente gli esponenti dell’area cosiddetta riformista, da Lorenzo Guerini ad Alessandro Alfieri. Gli atenei italiani hanno scelto la bandiera della pace che da ieri, listata a lutto, comparirà sui siti on line e in alcuni edifici. Le università rivendicano un ruolo importante non solo per la formazione e la crescita culturale delle giovani generazioni ma anche per costruire la pace.
La segretaria Pd ostaggio dell’ala oltranzista di Guerini costretta a disertare per non spaccare il partito
Nei giorni scorsi, in occasione dell’assemblea della Crui, c’è stato un dibattito ampio tra una quarantina di università. E la decisione di mostrare la bandiera della pace. Intanto il Viminale con una circolare avvisa i questori su possibili derive violente nelle manifestazioni. Le manifestazioni, si legge, “e ancora più quelle non formalmente preavvisate, potrebbero infatti costituire l’occasione per innescare pericolose situazioni di tensione, con il rischio di escalation violente tanto tra gli appartenenti a comunità direttamente riconducibili al teatro di crisi quanto tra i sostenitori delle stesse”.
Da qui l’invito a raccordarsi con i promotori per privilegiare “località decentrate” ed evitare il passaggio “nei pressi di siti ed obiettivi ‘simbolo’, direttamente riconducili alle parti in conflitto”. Bisognerà, è l’invito, contrastare “sul nascere azioni, anche solo dimostrative, che per visibilità e diffusione mediatica potrebbero determinare serie ricadute sull’ordine pubblico”. Oggi Roma è attesa alla prova di un grande corteo nazionale: “Stop al genocidio. Fine dell’occupazione. Palestina libera” sono gli slogan dell’iniziativa, promossa da una serie di associazioni dei palestinesi in Italia.